Via libera dei Ministri UE alle norme per arrestare la perdita di biodiversità

Via libera dei Ministri UE alle norme per arrestare la perdita di biodiversità

Hanno votato a favore 21 Paesi. Contrari 7, compresa l'Italia, in rappresentanza del 34% della popolazione UE

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20

Giugno
2023

A cura della Redazione F&T

Il PPE non ce l'ha fatta, e neppure l'Italia, a mettere il bastone fra le ruote alla proposta di Regolamento sul ripristino della natura fatta dalla Commissione nel 2022: il Consiglio UE sull’Ambiente, in corso a Lussemburgo, ha infatti adottato a maggioranza qualificata il proprio "approccio generale" sulla proposta che costituisce ora la posizione negoziale per le trattative con il Parlamento europeo e la Commissione (trilogo) per arrivare all’approvazione definitiva del testo legislativo.
Hanno votato contro Italia, Polonia, Belgio, Paesi Bassi, Austria, Svezia e Finlandia. I Paesi a favore sono stati 21. Quindi hanno espresso parere contrario 7 Stati, per una percentuale di popolazione del 33,87% contro il 66,13%. 

Il testo di compromesso adottato era stato proposto dalla Presidenza di turno svedese del Consiglio UE, e aveva ricevuto anche l’appoggio esplicito della Commissione, nonostante le molte modifiche introdotte, in particolare per consentire più flessibilità agli Stati membri nell’applicare gli obblighi del Regolamento sul proprio territorio.

L’obiettivo del Regolamento è quello di dare attuazione agli impegni che l’UE ha preso di arrestare il declino della biodiversità sul proprio territorio, mirando a ripristinare almeno il 20% degli habitat naturali degradati entro il 2030 e il 100% entro 2050.

Per l'Italia è una questione di soldi. Che non abbiamo

Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha spiegato la posizione dell’Italia durante il dibattito pubblico di questa mattina al Consiglio. "L’Italia ritiene che il Regolamento sul ripristino della natura sia uno strumento importante per arrestare la perdita di biodiversità e contribuire ad affrontare il cambiamento climatico e il suo impatto sulla società e sull’economia", ha detto il Ministro, ricordando che l’Italia si è "impegnata nel negoziato per definire uno strumento normativo che, nel rispetto dell’ambizione e della portata innovatrice del Regolamento, possa essere efficace ed attuabile, garantendo la necessaria flessibilità agli Stati membri".

"Vi sono state alcune modifiche, introdotte anche con il nostro sostegno, che riteniamo migliorative - ha affermato Pichetto Fratin, citando l’approccio più flessibile agli obiettivi dell’arresto del deterioramento e l’approccio più graduale nella elaborazione del Piani nazionali - ma il testo com’è adesso non fornisce le necessarie garanzie di efficacia e applicabilità. Non possiamo permetterci che questo strumento non sia applicabile ed efficace e che non sia sostenibile per tutte le categorie interessate, in particolare per i settori dell’agricoltura e della pesca".  
L’Italia inoltre considera che quanto previsto dal testo continua a non essere soddisfacente in materia di deroghe dalle norme di tutela delle zone naturali riguardo agli impianti di energie rinnovabili, ma anche riguardo agli obiettivi quantitativi di ripopolamento dell’avifauna.

Ma per l'Italia la perplessità più forte resta quella sulle "possibili implicazioni finanziarie, che incidono direttamente sull’applicabilità concreta del Regolamento. Continuiamo a ritenere - ancora Pichetto - che la disponibilità di risorse certe ed adeguate rappresenti una condizione imprescindibile per poter sostenere la fattibilità degli obiettivi e degli obblighi definiti dalla nuova normativa".
Per questo, l’Italia ha chiesto "di esplicitare la previsione di misure aggiuntive adeguate e certe per affrontare le esigenze individuate, e l’inserimento anche nell’articolato del Regolamento della possibilità di uno strumento finanziario specifico dedicato per il ripristino della natura".
In buona sostanza, il nostro Paese non è in grado di reperire i fondi per attuare le misure necessarie: "Le risorse per l’attuazione del Regolamento - ha concluso Pichetto Fratin - devono essere chiarite e disponibili prima della sua entrata in vigore. Riteniamo che il testo negoziale non assicuri un adeguato bilanciamento tra obiettivi e fattibilità, e che rischi, al contrario, di rendere inapplicabile il Regolamento. Per questa ragione esprimiamo la nostra contrarietà al testo".

Photo by
AlainAudet

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