Una nuova PAC disastrosa?

Una nuova PAC disastrosa?

Per #CambiamoAgricoltura sì: "Favorito un modello agricolo industriale che premia gli ettari piuttosto che le pratiche sostenibili"

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26

Novembre
2021

Il 23 novembre il Parlamento europeo ha votato in plenaria l’approvazione della nuova Politica Agricola Auropea, la PAC, che sarà in vigore dal 1° gennaio 2023 al 2027. Per molte associazioni ambientaliste e per Solw Food, il bilancio di questo fondamentale piano strategico è un disastro e a pagarne il conto saranno ancora le piccole aziende agricole, l’ambiente e il clima.
Ricordiamo che la prima proposta di riforma della PAC era stata presentata nel giugno 2018 e doveva essere concordata nel 2020 per entrare in vigore nel 2021, e dopo anni di discussioni e ritardi, il Parlamento europeo ha messo fine ai negoziati.

Ora gli Stati membri stanno definendo, o dovrebbero definire, i Piani Strategici Nazionali, da inviare alla Commissione europea entro la fine dell’anno.
Secondo le Associazioni della Coalizione italiana #CambiamoAgricoltura con il Piano Strategico italiano "non siamo più neanche di fronte a un tentativo di greenwashing, ma di un vero e proprio patto per l’agricoltura industriale, che relega a contorno gli impegni per l’ambiente e il lavoro".
#CambiamoAgricoltura fa notare come il documento sia essenzialmente centrato sulla sostenibilità economica del sistema agroalimentare, sottovalutando gli aspetti della sostenibilità ambientale e sociale. La strategia con cui il nostro Governo intende dare attuazione alla nuova PAC indica la priorità di dare "valore" alla transizione ecologica in termini di opportunità di reddito delle aziende, valutando al contempo con attenzione gli impatti economici degli impegni richiesti agli agricoltori per la sostenibilità ambientale. Il documento, fa notare ancora #CambiamoAgricoltura, richiama nelle prime pagine le finalità della Politica Agricola Comune, citando le priorità fissate dal trattato fondativo della CEE nel 1957, come se negli ultimi 70 anni non ci fossero state le riforme che hanno profondamente mutato gli obiettivi di questa politica dell’Unione Europea, che attribuisce analoga importanza e dignità agli obiettivi di sostenibilità ambientale, economica e sociale.

Per le associazioni ambientaliste, la nuova riforma della PAC non affronta adeguatamente i problemi urgenti che riguardano il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e la mancanza di equità nella distribuzione dei sussidi; favorisce al contrario un modello agricolo industriale che premia gli ettari piuttosto che le pratiche sostenibili. Nessuna inclusione esplicita degli obiettivi della strategia Farm to Fork e nessun obiettivo vincolante collegato al Green Deal.

I cittadini e i gruppi ambientalisti hanno espresso il loro malcontento e hanno chiesto ai membri del Parlamento europeo di votare contro la PAC, senza ottenere alcun riscontro. Slow Food si unisce alle loro voci e condivide la delusione: "Questa riforma - commenta Marta Messa, direttrice di Slow Food Europa - non riuscirà a realizzare una vera transizione ecologica nel settore agricolo. La PAC, da cui dipendono le ambizioni del Green Deal della Commissione europea e della strategia europea Farm to Fork, perde l’opportunità di costruire un sistema alimentare resiliente e sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. Mentre i cittadini e i giovani continuano a esprimere la loro disponibilità ad avanzare verso un futuro attento all’ambiente, questa riforma è in ritardo e continuerà a sovvenzionare un modello agricolo industriale, distruttivo e insostenibile".

In collaborazione con la campagna Good Food Good Farming, Slow Food ha lanciato messaggi da parte dei cittadini e degli agricoltori, mostrando il malcontento nei confronti dell’attuale PAC, e chiedendo un migliore sostegno alle produttrici e produttori.
La speranza di Slow Food Europa si sposta ora negli obiettivi degli Stati membri e nel processo di approvazione dei Piani strategici nazionali da parte della Commissione europea, che ha promesso di rivederli alla luce del loro contributo al Green Deal.


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