UE: la Commissione propone nuovi limiti sulle emissioni zootecniche

UE: la Commissione propone nuovi limiti sulle emissioni zootecniche

Standard ambientali stringenti per gli allevamenti con più di 150 capi. Insorge la filiera italiana, in testa Patuanelli

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prodotti, mercati, tecnologie, processi di filiera

06

Aprile
2022

Nuovi limiti per le emissioni sugli allevamenti con più di 150 capi. Questa è la proposta che la Commissione europea vuole adottare con una Direttiva per le emissioni industriali che interessa anche il settore zootecnico. La sua entrata in vigore punta a stabilire nuovi principi e autorizzazioni per i grandi impianti, con l'obiettivo di avvicinarsi a quanto approvato negli accordi di Parigi: secondo la Commissione, infatti, la proposta può contribuire a ridurre le emissioni del 55%  entro il 2030 e a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 controllando più strettamente i gas fluorurati ad effetto serra (F-Gas) e le sostanze che riducono l'ozono.

La nuova Direttiva

In particolare la Direttiva include anche tutti gli allevamenti di bovini, suini e pollame con più di 150 unità di bestiame, che sarebbero gradualmente coperti: "circa il 13% degli allevamenti commerciali europei, responsabili insieme del 60% delle emissioni di ammoniaca del bestiame dell'UE e del 43% di metano. I benefici per la salute di questa copertura estesa - spiega la Commissione - sono stimati in oltre 5,5 miliardi di euro all'anno. Poiché le aziende agricole hanno operazioni più semplici rispetto agli impianti industriali, tutte le aziende interessate beneficeranno di un regime di autorizzazione più leggero. Gli obblighi derivanti da questa proposta rifletteranno le dimensioni delle aziende agricole nonché la densità del bestiame attraverso requisiti su misura. La politica agricola comune resta una fonte fondamentale di sostegno alla transizione".
Attualmente solo il 5% degli allevamenti avicoli e suinicoli delle strutture attive negli Stati membri rientra nella sfera di applicazione della Direttiva per le emissioni industriali. Sulla base delle proposte della Commissione si salirebbe al 50".

Per il settore dell'allevamento, i requisiti BAT (best available techniques) terranno in considerazione la natura, le dimensioni, la densità e la complessità delle aziende, comprese le specificità dei sistemi di allevamento.

La proposta della Commissione prevede che gli Stati membri avranno 18 mesi per recepire questa direttiva nella legislazione nazionale, dopo che la proposta sarà stata adottata dal Parlamento europeo e dal Consiglio. Successivamente, verranno sviluppate le migliori tecniche disponibili e, una volta adottate dalla Commissione, gli operatori industriali avranno quattro anni e gli agricoltori tre anni per conformarsi.

Le reazioni in Italia: l'UE lascia l'Italia senza carne (!)

Da Coldiretti a Confagricoltura, da Filiera Italia al mondo delle politica non sono mancate le reazioni scomposte alla proposta presentata dalla Commissione UE riguardante la revisione della direttiva sulle emissioni industriali ai fini della riduzione dell’inquinamento, necessaria per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica decisi e sottoscritti dall'Unione europea.
"La Commissione europea continua a manifestare un orientamento punitivo nei confronti degli allevamenti, mentre i capi di Stato e di governo hanno chiesto di aumentare la sicurezza alimentare. Rischiamo un taglio di produzione a livello europeo. Voglio anche sottolineare che faremo il possibile per contrastare la diffusione delle carni sintetiche". Questa, ad esempio, la dichiarazione rilasciata dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.

Per il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini "La proposta della Commissione europea spinge alla chiusura in Italia migliaia di allevamenti che si trovano già in una situazione drammatica per l’insostenibile aumento di costi di mangimi ed energia provocati dalla guerra in Ucraina. L’Italia rischia di rimanere senza carne. Il rischio è quello di colpire la produzione nazionale ed europea per favorire le importazioni da paesi extracomunitari".

Per il Ministro Stefano Patuanelli
"Considerare l'agricoltura assimilabile all'industria ai fini delle emissioni - ha dichiarato il Ministro Stefano Patuanelli senza argomentare la sua affermazione - è sbagliato. La nuova proposta di direttiva europea vorrebbe estendere una serie di pesanti oneri burocratici a quasi tutti gli allevamenti, non è con questa visione che si attua il Green Deal. Tantomeno in un momento difficile come quello che stiamo vivendo oggi, che imporrebbe invece semplificazioni e finanziamenti più accessibili. Con questo obiettivo cercheremo di apportare i necessari correttivi alle proposte approvate, nel prosieguo dei lavori a livello europeo".

Foto:
Wolfgang Ehrecke


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