Stiamo perdendo 145.000 miliardi di dollari l'anno. Il valore della biodiversità

Stiamo perdendo 145.000 miliardi di dollari l'anno. Il valore della biodiversità

Per rendere chiaro il concetto, Robert Watson, uno dei massimi esperti in temi ambientali, ha quantificato il valore economico dei "compiti" svolti dalla biodiversità per gli ecosistemi: 1,5 volte il PIL mondiale

Notizie dal mondo agroalimentare:
prodotti, mercati, tecnologie, processi di filiera

13

Novembre
2019

La perdita di biodiversità costa a tutti noi più di una volta e mezza il Prodotto interno lordo mondiale, per una cifra che raggiunge 145.000 miliardi di dollari l'anno: è il dato monster che ha presentato a Roma il 12 novembre 2019 Sir Robert Watson, uno dei maggiori esperti internazionali di tematiche ambientali e fino allo scorso maggio presidente di IPBES - Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services, la Piattaforma intergovernativa promossa dall'ONU sulla biodiversità.
"I cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità - ha affermato Watson - non possono più essere considerati questioni separate, devono essere affrontate insieme e ora". Per questo occorre una politica globale e senza compromessi al ribasso: "il 2020 dovrà essere, con i suoi appuntamenti, l'anno di svolta per cambiare rotta".

Secondo Robert Watson tra i fondamentali servizi forniti dalla biodiversità agli ecosistemi, che l'uomo sta minacciando, ci sono:

  • impollinazione delle colture
  • depurazione delle acque
  • protezione dalle inondazioni
  • sequestro del carbonio.

Citando un recente rapporto dell'IPBES, l'esperto ha osservato che "nei prossimi decenni, almeno un milione di specie viventi, su una stima di 8 milioni, saranno in via di estinzione, una perdita del 15% della biodiversità che non indica un'estinzione di massa, ma che è comunque inaccettabile". 

Il tasso totale di estinzione delle specie è oggi a un livello che supera dalle decine alle centinaia di volte la media del livello di estinzione verificatasi negli ultimi 10 milioni di anni.

Mezzo secolo di attività rovinose

Negli ultimi 50 anni l'intervento umano ha trasformato significativamente il 75% della superficie delle terre emerse, ha provocato impatti cumulativi per il 66% delle aree oceaniche e ha distrutto l'85% delle zone umide. Sempre stando alle analisi di Watson, oltre il 30% delle barriere coralline è a rischio, e dal 1970 ad oggi lo stato di salute di molte popolazioni di diverse specie di vertebrati è declinato del 60%. Questo sconcertante tasso di cambiamento globale della struttura e delle dinamiche degli ecosistemi della Terra, dovuto alla nostra azione, non ha precedenti nella storia dell’umanità. Le cause principali sono:

  • la modificazione dei terreni e dei mari
  • l’utilizzo e lo sfruttamento delle specie viventi
  • il cambiamento climatico
  • l’inquinamento
  • la diffusione delle specie aliene.

Secondo Watson le attività e i comportamenti umani non sono sostenibili sia per i cambiamenti climatici sia per la perdita di biodiversità e "le azioni dei governi e dei privati sono inadeguate. Serve un cambiamento profondo e la volontà politica soprattutto nell'utilizzo dell'energia e delle risorse". 

Il decennio cruciale

Il 2020 deve essere l’anno zero per la salvaguardia della biodiversità: la COP 15 della Convenzione sulla diversità biologica (CBD) che si terrà a Kunming, Cina  dovrà approvare la nuova strategia decennale per la biodiversità fino al 2030. Di più, sono in scadenza alcuni target dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 approvati da tutti i Paesi del mondo in sede ONU e quelli fissati dell’Accordo di Parigi sul Clima.

Bisogna però sottolineare che le promesse fatte dai Paesi per decarbonizzare le proprie economie sono inadeguate. L'aumento della temperatura globale, secondo quanto definito a Parigi nel 2015, potrebbe raggiungere il target “ideale” del 1,5 gradi centigradi entro la prima metà del 2030 e di 2 gradi nel 2050-2070. Ma, senza intervenire con azioni più decisive di quelle promesse, già oggi le previsioni per il ventennio 2050-2070 parlano di un incremento di 3-4 gradi.

Foto: cover of the Taxonomy and Biosystematics Decadal Plan. Artist: David H Stacey


Condividi su: