A ridosso della 9° Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare del 5 febbraio dal titolo One health, one earth. Stop food waste, promossa dalla campagna pubblica di sensibilizzazione Spreco Zero, abbiamo i primi dati dell’Osservatorio Waste Watcher International.
L’Osservatorio, diretto dal professor Andrea Segrè, è attivo per iniziativa di Last Minute Market e campagna Spreco Zero, in collaborazione con l’Università di Bologna, su monitoraggio di IPSOS. Hanno coordinato le indagini i docenti Luca Falasconi (Il caso Italia) e Matteo Vittuari (Cross Country Report).
L’indagine internazionale è stata condotta da Waste Watcher in 8 Paesi del mondo - Cina, Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Canada, Germania, Spagna e Italia - con campione statistico di 8mila interviste. Waste Watcher ha affrontato le strategie antispreco messe in atto dai consumatori.
Lista della spesa o app antispreco?
Sulla tecnologia vince ancora la lista della spesa, insieme ad altri accorgimenti della vecchia economia domestica: dagli Stati Uniti alla Russia, passando per Canada, Italia, Spagna e Germania, il ricorso alle app salvacibo come gli alert sul proprio cibo in scadenza o i dispositivi di scambio o acquisto degli alimenti invenduti, resta abitudine ristretta a non più del 9% della popolazione. Per l’esattezza dal 3 al 7% in Italia, dal 4 al 9% in Spagna, dal 5 al 7% nel Regno Unito e in Canada, fino al 9% negli Stati Uniti e non più del 5% in Russia. Mentre sono i cinesi i più tecnologici del pianeta, in tema di prevenzione dello spreco alimentare: fino al 17% utilizzano app dedicate, in particolare per monitorare il cibo conservato a casa, ma anche per catturare l’invenduto di negozi e ristoranti.
Vince il buonsenso
Fra le strategie antispreco nelle case prevale ancora il buonsenso: se la classica lista della spesa viaggia oltre il 70% quasi ovunque, dall’Europa al Canada agli Stati Uniti, un po’ peggio in Cina dove la utilizza solo 1 consumatore su 2 (49%) e in Russia solo il 54%, si privilegia l’attenzione a verificare e consumare prima i cibi a ridosso di scadenza (4 consumatori su 5), si pratica spesso il check di frigo, freezer e dispensa per avere la situazione sotto controllo, fra 7 e 8 cittadini su 10 ad ogni latitudine del pianeta, e ci si accerta di aver disposto in evidenza il cibo a ridosso di scadenza, attività che russi e spagnoli eseguono con grande attenzione (84% dei casi) ma anche gli italiani e gli inglesi (79%).
È pratica diffusa nei Paesi europei e anglofoni l’assaggio del cibo appena scaduto, per accertarsi se sia ancora consumabile prima di gettarlo: ammettono di farlo soprattutto spagnoli, inglesi, tedeschi e canadesi (oltre 4 cittadini su 5), a ruota seguono Italia e Stati Uniti. Meno convinti di questa pratica i cinesi: solo 1 cittadino su 2.
Fra le strategie di approvvigionamento del cibo una linea comune sembra quella di privilegiare confezioni di piccolo formato: in media lo fanno 4 consumatori su 10 ad ogni latitudine.
Al ristorante
Gli italiani e in generale i cittadini europei sembrano piuttosto timidi e impacciati, la doggy o meglio family bag è richiesta in media da 4 avventori su 10 che non riescono a consumare il pasto. Un’abitudine che sembra invece consolidata negli Stati Uniti, dove la family bag è prassi per 3 consumatori su 4 (74%). Scendiamo al 68% in Canada, al 61% in Cina, al 37% in Russia e nel Regno Unito.
Gli spreconi
A livello planetario, dove gli Stati Uniti sembrano essere i meno virtuosi con circa 1403 grammi di cibo gettato ogni settimana, lo spreco del cibo è certamente il primo nemico della dieta mediterranea: nella hit dei cibi più sprecati svetta la frutta fresca, con oltre 30 grammi gettati a settimana un po’ a tutte le latitudini del pianeta.
In Russia è il pane l’alimento più sprecato e in Cina la verdura fresca, alimenti base della piramide mediterranea.
Dopo la frutta fresca i prodotti più sprecati sono l’insalata (in Italia 22 grammi, nel Regno Unito 36 e negli Stati Uniti 41) e la verdura fresca, dai 25 grammi settimanali in Spagna ai 38 del Canada.
Puntando lo sguardo sulle tipologie sprecone spicca certamente la categoria dei single in Italia, vera maglia nera del fenomeno con il 50% in più di cibo sperperato, in particolare frutta e insalata, rispetto alle famiglie numerose, che anche in Cina e Stati Uniti risultano più virtuose.
In Italia anche le famiglie senza figli risultano facili allo spreco della verdura fresca, in Spagna al contrario i single sembrano essere i più virtuosi, mentre a sprecare di più sono le famiglie numerose. Un dato in controtendenza rispetto agli altri Paesi.
In Canada, Cina e Stati Uniti si spreca per aver acquistato troppo e in generale, in tutti i Paesi a prescindere dalle abitudini alimentari e dalle differenze culturali, uno dei motivi principali di spreco continua a essere la scarsa attenzione a quanto abbiamo già acquistato e stiamo conservando a casa: ce ne dimentichiamo.
Se i cinesi sono gli unici a prospettare soluzioni drastiche come la tassazione dello spreco alimentare, la richiesta di etichette più chiare e informative apposte sugli alimenti è considerata uno strumento importante dai cittadini di tutti i Paesi: 6 su 10 negli Stati Uniti e 8 su 10 in Italia, Russia e Canada. Così come tutti i cittadini chiedono ai governi di fornire maggiore informazione ai cittadini sulle conseguenze ambientali ed economiche dello spreco, a partire dalle scuole: l’Italia è una punta avanzata con l’86% di cittadini che chiedono l’educazione alimentare dai banchi di scuola.
One health, one earth. Stop food waste →
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