Alla vigilia della ottava Giornata Nazionale di prevenzione allo spreco alimentare arrivano in redazione i dati aggiornati su questo fenomeno che concordano su un fatto: il lockdown ha favorito il diffondersi di buone pratiche nella gestione del cibo a livello domestico.
Nonostante ciò sprechiamo ancora troppo. I dati prodotti dal Food Sustainability Index, l’indice realizzato da Fondazione Barilla in collaborazione con The Economist Intelligence Unit, che utilizza una metodologia in grado di rendere comparabili i dati a livello mondiale, ci danno uno quadro generale del fenomeno.
In Italia si generano circa 65 kg di rifiuti alimentari l’anno, in Belgio 87 kg, in Francia 67, in Spagna 55, a Cipro 36 kg. La media europea è di 58 kg all’anno.
Tra i dati analizzati emerge che le perdite alimentari lungo la filiera di produzione, dalla fase post-raccolta fino alla trasformazione industriale, corrispondono al 2% del totale di cibo prodotto. La Finlandia con meno dell’1% di cibo perso risulta il Paese più virtuoso a fronte di una media europea di circa il 3% e della media dei Paesi ad alto reddito di quasi il 5%.
Secondo ricerche recenti, lo spreco nel nostro Paese ha un costo rilevante, sia in termini ambientali sia economici: vale infatti circa 10 miliardi di euro, ovvero quasi 5 euro a famiglia alla settimana (260 euro l’anno).
Quello del peso ambientale degli sprechi alimentari è un tema molto sentito: secondo una recente indagine, l’88% degli italiani sostiene che non sia etico buttare il cibo e l’83% riconosce l’impatto negativo sull’ambiente tanto che dichiara di essersi impegnato per ridurre lo spreco di cibo in casa.
Più in generale, lo studio Fusions rileva che di tutto il cibo prodotto ogni anno in Europa, più del 20% viene sprecato (l’equivalente di 88 milioni di tonnellate l’anno), con un costo sia economico - pari a 143 miliardi di euro (di cui i due terzi, circa 98 miliardi, sono attribuibili allo spreco domestico) - che ambientale, visto che lo spreco rappresenta il 6% delle emissioni totali di gas serra prodotte dall’Unione Europea.
“Secondo un recente studio, il 53% dei rifiuti è attribuibile ai consumi domestici: sprechiamo principalmente verdura, frutta e cereali. I dati disponibili che abbiamo analizzato e messo a sistema, però, parlano di un’Italia che sta facendo passi incoraggianti nella lotta allo spreco. Ci mostrano che quanto fatto finora da tutti sta portando i suoi frutti e ci invogliano a continuare a migliorarci verso una direzione più sostenibile. La consapevolezza della connessione fra spreco alimentare, salute dell’ambiente e dell’uomo, sta crescendo sempre di più tra i nostri connazionali e sta influenzando il modo di approcciarci al cibo” ha dichiarato Marta Antonelli, Direttore della Ricerca di Fondazione Barilla.
Fonti
Fusions, (2016), “Estimates of European food waste levels”
Osservatorio Waste Watcher, (2019)
Fondazione Barilla, (2019), “L’Italia e il cibo”
Altroconsumo
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