Prolungare la shelf life con gli scarti dell'olio di oliva

Prolungare la shelf life con gli scarti dell'olio di oliva

Non solo: gli stessi sottoprodotti sono in grado di combattere patologie infiammatorie. Questi i primi risultati del progetto "Sustainability of the Olive-oil System"

Notizie dal mondo agroalimentare:
prodotti, mercati, tecnologie, processi di filiera

03

Maggio
2019

Ci sono notizie interessanti per l'industria alimentare e farmaceutica dalla filiera dell'olio di oliva. Lo evidenziano alcuni risultati intermedi della ricerca di sei Università italiane, capofila l'Ateneo di Bari, con il progetto SOS - Sustainability of the Olive-oil System, finanziato da AGER con l'intervento di dieci fondazioni bancarie che hanno messo a budget 7 milioni di euro nel triennio 2018-2021.

Sono i materiali di scarto della produzione di olio a risultare preziosi per tutti i filoni di ricerca.
Per la farmaceutica "è emerso - si legge in una nota diffusa dall'Ateneo barese - che l'uso degli estratti di foglie di olivo è utile per combattere patologie associate a infiammazioni e stress ossidativo e a bloccare l'azione genotossica del cadmio".

Per l'alimentare, gli stessi estratti sono "ottimi per aumentare la conservabilità di taralli e altri prodotti come il paté di olive o le olive da tavola fermentate in salamoia. Insomma, bye bye ai conservanti chimici e spazio a quelli naturali" provenienti dalle foglie d'olivo.

Nuove soluzioni sono possibili anche per il packaging e l'uso dei sottoprodotti, "con un approccio sempre più sostenibile nella produzione e nella trasformazione".

Il progetto SOS - Sustainability of the Olive-oil System nel suo insieme studia le caratteristiche di cultivar “minori” di diverse regioni d’Italia per evidenziare il loro potenziale qualitativo e quantitativo. Sempre in ambito produttivo si stanno mettendo a punto tecniche di analisi per monitorare la maturazione delle olive, valutare la qualità dell’olio extravergine e determinare i composti fenolici, sviluppando prototipi a basso costo per eseguire analisi direttamente nell’oliveto e al frantoio.
Riguardo all’estrazione è in corso di studio una nuova tecnica “a ridotta concentrazione di ossigeno” che migliora le caratteristiche qualitative dell’olio influendo positivamente anche sullo stoccaggio.
Nel packaging si stanno approfondendo le conoscenze su nuovi materiali di rivestimento interni alla confezione, ad esempio utilizzando le bioplastiche, e studiati nuovi contenitori per salvaguardare la qualità dell’olio.
I sottoprodotti sono appunto considerati anche attraverso studi per la produzione di energia verde.

Per l'Ateneo di Bari è al lavoro il Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti (coordinatore Francesco Caponio) e partecipano Università di Milano (Dipartimento di Scienze Alimentari, Ambientali e Nutrizionali), Parma (Dipartimento di Scienze Alimentari), Sassari (Dipartimento di Agraria), Teramo (Facoltà di Bioscienze e Tecnologie Agro-Alimentari e Ambientali) e Università Mediterranea di Reggio Calabria (Dipartimento di Agraria).


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