Migrazioni e NIAS: ecco come gestirli

Migrazioni e NIAS: ecco come gestirli

Effettuare preventivamente l'analisi del rischio e condividere le informazioni disponibili sono azioni determinanti per la sicurezza del consumatore

Notizie dal mondo agroalimentare:
prodotti, mercati, tecnologie, processi di filiera

01

Febbraio
2017

Se il packaging è essenziale per la fruibilità di un alimento sotto diversi punti vista, può anche diventare una fonte di rischio per il consumatore finale, per effetto delle migrazioni di sostanze tra l'imballaggio e il prodotto in esso contenuto. Tra i temi emergenti c'è quello delle sostanze non aggiunte intenzionalmente, i cosiddetti NIAS, al momento non ancora puntualmente normati dalla legislazione comunitaria, ma oggetto di grande attenzione da parte dalla comunità scientifica e dai non addetti ai lavori.
A Marinella Vitulli, esperta di materiali a contatto con gli alimenti e fondatrice del neonato Food Contact Center abbiamo chiesto quali sono le migliori strategie da adottare per approcciare tali questioni.

Quali sono, in base alla sua esperienza, le combinazioni alimento/packaging a maggior rischio per quanto riguarda il problema delle migrazioni?
Le migrazioni sono un fenomeno dovuto all’interazione tra packaging, alimento e ambiente circostante.
Quindi in primis un rischio da non sottovalutare è costituito dalle condizioni di stoccaggio del packaging, che se non gestito in maniera corretta può provocare migrazioni di componenti della stampa o di altre sostanze degradabili e migrabili per contatto o via aerea. E questo implica anche una corretta gestione dei magazzini, nell’ottica di evitare contaminazioni crociate.
Una volta confezionato l’alimento, alcune migrazioni possono avvenire a causa di temperature di trasporto e di stoccaggio e trasporto non idonee. Troppe volte si sente parlare di migrazione di acetaldeide dal Pet di acque minerali che non erano state adeguatamente conservate.

E poi c’è l’interazione diretta…
Certo, l’interazione tra packaging e alimento è ovviamente un aspetto fondamentale. E qui entra in gioco il dialogo di filiera tra produttori di imballi e utilizzatori finali. Le aziende alimentari devono conoscere le caratteristiche composizionali dell’alimento, le eventuali necessità di effetto barriera, e dialogare con il produttore che, sulla base di composizione del packaging e comportamento nei confronti dei simulanti, deve guidare l’azienda alimentare fornendo tutte le informazioni necessarie affinché le migrazioni possano essere gestite e verificate.
Non c’è quindi una regola generale che aiuti a distinguere i casi maggiormente a rischio, ogni caso merita un risk assessment mirato e adeguato.

Cosa si intende per NIAS?
Per NIAS si intende non intentionally added substances; quindi sostanze non aggiunte intenzionalmente al packaging.
Esperti del settore hanno suggerito di utilizzare il termine ispirato a concetti scientifici "ORPI", che indica oligomeri, prodotti di reazione e impurezze.

Come possono essere gestite correttamente queste sostanze?
La verifica della presenza dei NIAS richiede una trasmissione di informazioni lungo la filiera che sia costante e trasparente, e l’esecuzione di analisi di screening che non devono concludersi con un dato di migrazione, ma devono innescare il dialogo tra produttori, trasformatori e utilizzatori, e essere seguite da un mirato risk assessment tossicologico, che necessita anche della combinazione tra dati inerenti al rischio e relativa esposizione del consumatore.

Intervista di Elena Consonni


Condividi su: