A cura di Elena Consonni
Dopo 10 anni dalla prima mappatura dei flussi logistici nella grande distribuzione, GS1 Italy ha realizzato, in collaborazione con il Centro sulla Logistica e Supply Chain Management della LIUC Università Cattaneo, e con l'Osservatorio Contract Logistics "Gino Marchet" del Politecnico di Milano, un nuovo studio per capire cosa è cambiato. Tra il 2018 e il 2019 sono state condotte oltre 60 interviste agli attori chiave della filiera del largo consumo (produttori, aziende della grande distribuzione e operatori logistici) e sono state condotte 1.000 rilevazioni in banchina presso i Ce.Di. (centri distributivi) della GDO. I risultati di questa indagine sono stati raccolti nel volume Dieci anni di logistica nel Largo Consumo - Mappatura dei flussi logistici, che è stato recentemente presentato a Milano.
"L’aspetto che negli ultimi 10 anni è diventato più rilevante - ha affermato Bruno Aceto, CEO di GS1 Italy - è la sostenibilità. Gli sforzi per la riduzione dei costi e l’aumento dell’efficienza coincidono con gli sforzi per ridurre le emissioni. Questo ci ha permesso di ottenere un risultato rilevante non solo per le aziende coinvolte, ma per la società".
Meno viaggi, meno anidride carbonica
Fabrizio Dallari, direttore del Centro sulla Logistica e Supply Chain Management della LIUC ha illustrato i numerosi miglioramenti ottenuti. "Nel corso del 2018 - ha raccontato - la filiera del largo consumo ha movimentato oltre 3,2 miliardi di colli, per un totale di circa 18 milioni di tonnellate di merce trasportata. Il settore ha un impatto pesante in termini di traffico sulle strade. L’89% dei flussi passa attraverso una rete di 450 Ce.Di. su tutto il territorio nazionale, che alimentano la rete dei punti vendita. La centralizzazione dei Ce.Di. è cresciuta nel tempo, soprattutto per quanto riguarda i prodotti freschi e i surgelati. Questo fenomeno ha portato maggiore efficienza e, di conseguenza, un miglioramento della sostenibilità, anche grazie a una migliore gestione del carico”.

Le aziende di produzione, infatti, si sono sforzate di comporre pallet che sfruttano meglio l’altezza dei camion. "Questo - ha sottolineato Dallari - comporta maggiore densità di colli trasportati per viaggio e quindi meno mezzi sulle strade. Una complicazione a questo tipo di ottimizzazione deriva dalla proliferazione degli assortimenti, che sono sempre più ricchi per soddisfare esigenze molto specifiche. Per gli articoli a rotazione inferiore è difficile arrivare a comporre con un unico ordine un pallet intero: bisogna ricorrere alla composizione a strati, che però risulta meno efficiente. Questo problema si sente soprattutto nell’ambito dei prodotti freschi".
Marco Melacini, professore di Logistics management e direttore scientifico dell'Osservatorio Contract Logistics "Gino Marchet" del Politecnico di Milano ha illustrato i benefici che queste misure di efficientamento hanno apportato in termini di sostenibilità. "Abbiamo stimato - ha affermato - una riduzione di 450.000 viaggi/anno per un totale di 97.000 tonnellate di anidride carbonica risparmiate. Il risparmio economico è dell’ordine di 160 milioni di euro per il sistema".

Le aree di miglioramento
Sono però possibili e auspicabili diverse azioni per continuare più speditamente il percorso verso la sostenibilità. "Uno dei problemi - ha spiegato Melacini - è la cattiva qualità dei pallet circolanti, che rappresenta un costo per la filiera logistica. Un’altra criticità è rappresentata dalla diffusione degli espositori, che supportano le vendite, ma sono fragili e di difficile movimentazione. Oggi l’incidenza degli espositori è del 4,1% sui colli trasportati, con punte dell’11%".
Un altro aspetto su cui si dovrà lavorare è la concentrazione delle consegne verso la fine del mese e in alcuni giorni della settimana: "In questo caso - ha sottolineato Melacini - emerge un problema di sostenibilità sociale: come far lavorare i trasportatori con continuità? Per vincere questa e altre sfide credo che la via sia la diffusione di prassi collaborative, il maggior ricorso all’automazione e la digitalizzazione della filiera, che favorirà scambio informativo tra gli attori".
Non mancano esempi di aziende che si stanno impegnando su alcuni di questi fronti. "Credo che alcune delle sfide del futuro - ha affermato Giuseppe Cigarini, head of logistics di Nestlè Food Italy - saranno affrontabili solo considerando il trasporto non come una commodity ma come un asset strategico. Noi abbiamo cominciato a valutate la sostenibilità della logistica nel 2010. Ci siamo concentrati soprattutto sul magazzino del freddo, arrivando a ottenere un magazzino ad alta densità e automazione. Abbiamo così dimezzato l’assorbimento energetico per singolo pallet".
L’approccio Coop
Abbiamo approfondito il rapporto tra logistica e sostenibilità intervistando Giuseppe Bertini, direttore logistica e supply chain di Coop Italia.
Dottor Bertini, come declinate la sostenibilità in ambito logistico?
"La sostenibilità è un must per Coop Italia a cominciare dai nostri prodotti a marchio. Quando lavoriamo a un nuovo progetto, di qualunque tipo, l’impatto ambientale e la sostenibilità sono i primi parametri che prendiamo in considerazione ancor prima degli aspetti di costo. Questo vale anche per la logistica."
Quali sono le misure che avete intrapreso finora per rendere più sostenibile la vostra logistica?
"Abbiamo lavorato sul nostro polo logistico, in cui gestiamo direttamente - come Coop Italia - il non food. Lo abbiamo costruito, ormai 10 anni fa, in modo da ridurre al minimo l’impatto ambientale: utilizzo di caldaie a condensazione, impianto fotovoltaico sul tetto, utilizzo di illuminazione a led. Ora dobbiamo misurare quanto è stato fatto, per calcolare l’impronta ambientale del magazzino. Questo dato ci permetterà di darci ulteriori obiettivi di miglioramento. Il progetto è quello di trasferire il modello di misurazione ambientale anche alle cooperative che aderiscono a Coop Italia e che gestiscono i Ce.Di. food.
Sul fronte dei trasporti, stiamo ammodernando la nostra flotta dotandola di automezzi alimentati a gas naturale liquido. Attualmente siamo arrivati a una decina di mezzi: non sarà così semplice e immediato convertire l’intera flotta anche perché ci sono tuttora delle difficoltà nel trovare punti di rifornimento per questo tipo di carburante. La sostenibilità ha bisogno di infrastrutture adeguate.
Infine stiamo lavorando sul materiale tecnico: stiamo adottando soluzioni di pallet pooling per la marca privata cercando di estendere questa modalità a tutti i nostri fornitori, stiamo utilizzando dei circuiti chiusi per gli imballaggi dei prodotti freschi ed estendendo ai freschissimi, che devono essere riutilizzabili e riciclabili a fine vita. Questa attività è già a regime con le cassette per l’ortofrutta e ora la stiamo implementando anche nell’ambito della carne e del pesce.
Stiamo anche lavorando sugli espositori, che sono sempre più presenti nei punti di vendita, hanno una gestione logistica complicata e sono di difficile smaltimento: stiamo effettuando dei test su espositori riutilizzabili e riciclabili. Infine, stiamo cercando di organizzare dei circuiti di reverse logistics con i produttori di materiali tecnici."
In che misura coinvolgete i vostri partner per la marca privata in questi progetti?
"Fino ad ora ci siamo limitati, come Coop Italia a gestire gli aspetti commerciali nelle relazioni con i fornitori per il prodotto a marchio. Solo recentemente abbiamo iniziato ad affrontare la questione in modo più ampio, per capire se è possibile collaborare per ottimizzare la logistica e la sostenibilità. Per questo abbiamo preso in esame i dati di riordino di tutti i Ce.Di. food per ottenere una fotografia dei flussi che le nostre cooperative muovono da e verso i fornitori. Questa è la base che ci permetterà di adottare interventi di miglioramento. Ci siamo interfacciati con i fornitori per capire come gestiscono la logistica (per esempio come organizzano i trasporti, dove sono collocati i magazzini, se hanno dei fornitori di servizi esterni ecc.) e questo ci ha permesso di mettere su pianta il network dei fornitori. Sulla base di questi dati abbiamo promosso degli incontri con i fornitori, partendo da quelli con cui riteniamo ci siano maggiori possibilità di collaborare. Con loro stiamo discutendo, ad esempio, di pianificazione per ottimizzare le saturazioni e ridurre il numero di mezzi. Questo è solo l’inizio di un nuovo modo di lavorare che ci auspichiamo apra delle opportunità per l’ottimizzazione dei flussi e il ripensamento del nostro network logistico complessivo.
I produttori della nostra private label, come ho anticipato, sono stati i primi a essere coinvolti nell’estensione del pallet pooling, in virtù del rapporto privilegiato che abbiamo con loro."
Che contributo dà la logistica alla sostenibilità di Coop Italia?
"È un contributo importante, anche perché logistica significa, concretamente, costruire strutture e mettere dei mezzi per strada. Tra i nostri compiti, per esempio, c’è quello di vagliare anche in ottica di sostenibilità tutte le richieste che ci arrivano, non solo dai nostri fornitori ma anche dai nostri punti di vendita. Quindi un discorso che ci coinvolge a tutto tondo."
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