La COP27 chiude con poche buone notizie

La COP27 chiude con poche buone notizie

Trovato l'accordo sui fondi per perdite e danni. Ma la giustizia climatica è ancora lontana e i sistemi alimentari inquinanti sono salvi

Notizie dal mondo agroalimentare:
prodotti, mercati, tecnologie, processi di filiera

21

Novembre
2022

di Valentina Oldani

La COP27 egiziana si è chiusa con un giorno in ritardo causato dai disaccordi emersi fra le nazioni a trovare una soluzione condivisa sulla giustizia climatica. Alla fine è stato dunque approvato il documento della conferenza che conferma l'obiettivo di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali. Ma le nazioni, pur sottolineando l'importanza della transizione alle fonti rinnovabili e auspicando l'eliminazione dei sussidi alle fonti fossili, chiedono soltanto la riduzione della produzione elettrica a carbone con emissioni non abbattute, e non l'eliminazione. Soprattutto, non affermano nulla di vincolante su riduzione o eliminazione dell'uso dei combustibili fossili, come avevano chiesto diversi Paesi.

Un accordo scritto sulla sabbia

In buona sostanza, la COP27 riconosce che per mantenere l'obiettivo di 1,5 gradi è necessaria una riduzione delle emissioni del 43% al 2030 rispetto al 2019. Con gli impegni di decarbonizzazione attuali, tuttavia, il taglio di emissioni sarebbe solo dello 0,3% al 2030 rispetto al 2019. Per questo, gli Stati che non hanno ancora aggiornato i loro obiettivi di decarbonizzazione, sono invitati a farlo entro il 2023.

"Non riuscendo a inserire nessun riferimento nelle decisioni finali della COP27, i leader hanno perso l’occasione di accelerare l’eliminazione dei combustibili fossili: così - afferma Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, di ritorno da Sharm El-Sheikh - continueremo ad andare dritti contro il muro delle conseguenze più catastrofiche della crisi climatica. Senza tagli rapidi e profondi alle emissioni, non potremo limitare l’entità delle perdite e dei danni, che deve essere il nostro primo obiettivo. Non possiamo permetterci un altro vertice sul clima come questo. È inaccettabile che i Governi non si muovano e che i negoziatori non siano riusciti a raggiungere un accordo più ambizioso di quello concordato a Glasgow lo scorso anno. Le future presidenze della COP non possono ancora sprecare questa opportunità. Ora i governi devono raddoppiare gli sforzi per ridurre le emissioni e intraprendere la necessaria azione di trasformazione per mantenere il riscaldamento al di sotto di 1,5°C.

Facciamo notare di passaggio, che anche quest’anno nessuno Stato tra quelli considerati dal report Climate Change Performance Index 2023 raggiunge le performance necessarie a contrastare la crisi climatica.

Sull'adattamento al riscaldamento globale, il documento della COP27 chiede di aumentare i fondi e di studiare la possibilità di un raddoppio, mentre a Glasgow si era parlato direttamente di raddoppiarli. La COP27 ritiene che per arrivare a 0 emissioni nette nel 2050 sia necessario investire fino al 2030 4.000 miliardi di dollari all'anno in rinnovabili e altri 4-6.000 miliardi di dollari in economia a base emissioni.

Tante perdite e tanti danni

Il documento prevede per la prima volta un fondo per i ristori delle perdite e i danni del cambiamento climatico nei Paesi più vulnerabili. Viene inoltre previsto un sistema di primo allarme per gli eventi meteorologici estremi in tutti i Paesi del mondo.
Per il fondo
gli Stati nomineranno un Comitato transitorio con il compito di preparare un progetto da presentare alla COP28 del prossimo anno, a Dubai, con l'obiettivo di approvarlo e di farlo entrare in funzione per quella data.

Il documento nota "con seria preoccupazione" che non è stato ancora istituito il fondo da 100 miliardi all'anno dal 2020 previsto dall'Accordo di Parigi per aiutare i Paesi meno sviluppati nelle politiche climatiche. Secondo le previsioni, non se ne parlerà fino al 2023. Il flusso di finanza climatica ai Paesi in via di sviluppo nel biennio 2019-2020 è stato di 803 miliardi, il 31-32% di quanto necessario a mantenere gli obiettivi di 1,5 o 2 gradi.
E
questa doveva essere una COP africana, ma, come si può intuire, non è riuscita a soddisfare le esigenze e le priorità del Continente. L’Africa è in prima linea nella crisi climatica ed è altamente vulnerabile alle sue conseguenze e sono buoni i progressi compiuti nell’istituzione di un fondo per aiutare i Paesi più colpiti dai disastri legati al clima, ma questo non è sufficiente se non si interviene ulteriormente.

Guterres: la risposta alla crisi climatica non c'è

Il Segretario generale dell'ONU, Antonio Guterres, mentre chiede di "ridurre drasticamente le emissioni, ora", commenta come la COP27 non abbia affrontato il tema e il fatto che il fondo per i Paesi più vulnerabili pur restando essenziale, non è una risposta alla crisi climatica che "spazza via una piccola isola dalla mappa, o trasforma un intero Paese africano in un deserto".
“Il mondo ha ancora bisogno di un passo da gigante sull'ambizione climatica - aggiunge il Segretario Generale - la linea rossa che non va superata è quella che porta il nostro pianeta oltre il limite di 1,5 gradi di temperatura".

E i sistemi alimentari inquinanti rimangono

Nonostante i sistemi alimentari e la produzione agricola abbiano avuto in questa COP una centralità mai registrata in nessun altro incontro sul clima, le soluzioni avanzate per affrontare il loro drammatico impatto, fa notare Slow Food, non sono all’altezza della realtà, confermando ancora una volta il peso degli interessi delle multinazionali dell’agroalimentare.
Edward Mukiibi, presidente di Slow Food, dichiara: "Il confronto si è spostato dal trovare soluzioni concrete alla crisi climatica, come abbandonare un sistema produttivo intensivo basato sui combustibili fossili a favore di tecniche agroecologiche, al sostenere misure di adattamento. Finanziare i Paesi in via di sviluppo per fronteggiare gli effetti della crisi climatica senza individuare la radice delle cause e le misure per mitigarla non aiuterà nessuno. Darà solo maggiore libertà ai giganti dell’agroindustria di sostenere le loro false soluzioni improntate sul greenwashing".  

Raoul Tiraboschi, vicepresidente di Slow Food Italia aggiunge: "Le aspettative deludenti purtroppo si sono concretizzate. Le dichiarazioni del vice presidente della Commissione europea, Frans Timmermans, e della Ministra del cambiamento climatico del Pakistan, Sherry Rehman sono totalmente condivisibili: la dichiarazione finale non è in alcun modo rispondente alle gravi problematiche a tutti ormai note. La giustizia climatica è ancora lontana".
Slow Food accoglie positivamente alcuni sviluppi della COP27 come gli oltre 200 eventi collaterali sui sistemi agricoli, l’allestimento di quattro padiglioni sul cibo e l’agricoltura, la giornata dedicata all’agricoltura, l’accordo sui fondi per perdite e danni. "Detto questo, la COP27 rimane un contenitore vuoto, la cui agenda - afferma Slow Food in una nota - è stata dominata dalle multinazionali dell’agribusiness, a partire dalle più importanti aziende di produzione di carne e latticini, i big del settore pesticidi e fertilizzanti, i lobbisti dei combustibili fossili, e tante altre compagnie che hanno avuto mano libera nel bloccare ogni azione significativa possibile. Il numero di delegati di queste aziende è più che raddoppiato dall’ultima edizione ed è addirittura più alto dei rappresentanti di alcuni Paesi. E visto che queste multinazionali sono responsabili degli effetti che il nostro pianeta sta subendo, non avrebbero mai dovuto intervenire sui contenuti dei negoziati sul clima". In tutto ciò, la voce dei contadini di piccola scala, dei produttori dell’agroalimentare e dei popoli indigeni, quelli che vivono gli effetti del cambiamento climatico giorno dopo giorno sulla loro pelle, è stata tenuta ai margini. Nonostante proprio questi ultimi siano centrali per la sicurezza alimentare a livello globale, visto che producono l’80% del cibo consumato in regioni come l’Asia e l’Africa Subsahariana, mentre i popoli indigeni sono i guardiani di una incredibile varietà di pratiche sostenibili.

Slow Food condanna le false soluzioni che vengono presentate agli appuntamenti sul clima, come gli OGM: "se vogliamo assicurare sistemi alimentari di lunga durata e la sopravvivenza della vita sul pianeta così come la conosciamo, queste false soluzioni tecnologiche devono essere tenute fuori dalla prospettiva. I leader mondiali devono prendere coscienza che l’agroecologia è l'unico sentiero verso la resilienza, e ascoltare le necessità e le soluzioni dei produttori di piccola scala". 

Photo copyright to the COP27 Presidency

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