L'orzo è in grado di crescere in tutte le zone agricole del mondo

L'orzo è in grado di crescere in tutte le zone agricole del mondo

Uno studio pubblicato su "The plant journal" identifica i meccanismi che permettono a questo cereale di adattarsi alle diverse zone climatiche

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28

Giugno
2019

Lo studio internazionale "Exome sequences and multi-environment field trials elucidate the genetic basis of adaptation in barley” è stato realizzato dal consorzio Europeo WHEALBI - WHEAt and barley Legacy for Breeding Improvement, con il contributo dell’Università degli Studi di Milano, di CREA, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, e del PTP Science Park di Lodi.

L'orzo è un cereale molto presente nelle coltivazioni dell'Europa, Italia compresa, e viene utilizzato non solo per l'alimentazione ma anche per la produzione della birra. Integrando i dati di una rete internazionale di campi e quelli derivanti dalla sequenza parziale del genoma di circa 400 varietà provenienti da oltre 70 Paesi, i ricercatori hanno identificato decine di geni che controllano i meccanismi grazie ai quali la pianta dell’orzo riesce a comprendere le condizioni ambientali del territorio e ad attuare le giuste strategie per crescere e prosperare. 

Si tratta di una scoperta che apre nuove vie all'agricoltura del prossimo futuro, come spiega Luigi Cattivelli, direttore del Centro di ricerca Genomica e Bioinformatica del CREA: “Di fronte ai cambiamenti climatici in atto, comprendere la straordinaria capacità di adattamento dell’orzo è fondamentale per selezionare le piante da coltivare nei prossimi anni. Il clima cambia e l’agricoltura globale deve rispondere alla sfida con piante che cambino di conseguenza, per garantire i fabbisogni di cibo e di altri prodotti di origine agricola”. 

“La collezione di varietà del progetto WHEALBI e i relativi dati genomici rappresentano una risorsa unica per future ricerche sulla risposta delle piante agli stress. Per esempio, potranno essere impiegati per studiare la resistenza alle malattie o alla ridotta disponibilità di acqua, così da applicare queste conoscenze per ottenere varietà migliorate”, aggiunge Laura Rossini del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali della Statale di Milano, che ha coordinato il lavoro di sequenziamento in collaborazione con il PTP.

“La partecipazione al progetto WHEALBI - commenta Andrea Di Lemma, amministratore delegato del PTP - ha permesso al PTP Science Park di lavorare al fianco di ricercatori di livello internazionale per poter sviluppare conoscenze che potranno essere valorizzate sia internamente, grazie alla proprietà intellettuale generata nell’ambito del progetto, che nell’implementazione di programmi di trasferimento tecnologico a favore del mondo produttivo”. 


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