Rivoluzione Bio, gli Stati Generali del Biologico, ha messo in evidenza dati positivi per il comparto del biologico. Si sono riuniti a Bologna FederBio, AssoBio, associazioni, operatori e istituzioni del settore per confrontarsi su questo scenario in forte espansione, la cui crescita costante si conferma anche per il 2018.
Nella sessione “Verso il 2030: scenari e megatrend” è stato fatto il punto su caratteristiche, elementi distintivi e innovazioni in atto nel settore biologico partendo dagli ultimi dati Sinab che confermano l’Italia Paese guida nel percorso di conversione al bio. Dal 2010 al 2018 gli ettari di superficie coltivata a bio sono cresciuti di oltre il 75%, un’estensione nel territorio italiano equivalente a quello della Regione Puglia.
L'incidenza della superficie biologica, con quasi 2 milioni di ettari, in Italia ha raggiunto nel 2018 il 15,5% della SAU nazionale, nettamente al di sopra della media Ue che nel 2017 si attestava al 7,0%.
Anche il dato sugli operatori mostra tendenze in forte espansione, confermando il primato dell'Italia in Europa. Nel periodo 2010-2018 si è registrato un incremento di operatori nel biologico di oltre il 65%, consolidando il numero di aziende a 79.000 unità.
Dal 2010 al 2018: +800.000 ettari di superficie coltivati a bio e +27.000 aziende agricole.
"La crescita del comparto - ha dichiarato Paolo Carnemolla, segretario generale di FederBio - può avere ritmi ancora più sostenuti e deve interessare sempre più le aree del Paese maggiormente vocate all’agricoltura, dove il cambiamento climatico in atto e le problematiche del calo dei prezzi e dell’eccesso di chimica di sintesi stanno mettendo in crisi tutta l’agricoltura."
Si fa riferimento alle aree come la Pianura Padana, in cui gli squilibri climatici impattano su terreni ormai quasi privi di sostanza organica, favorendo lo sviluppo di nuovi parassiti. Questa situazione crea danni ingenti a cui si può rimediare con l'utilizzo di sistemi di lotta biologica che compendano anche le zone urbane.
"Il modello agricolo biologico italiano - ha proseguito Carnemolla - offre una prospettiva a tutta l’agricoltura non solo per renderla più resiliente, ma anche più sostenibile economicamente sia a livello nazionale che mondiale. La transizione al modello agricolo biologico necessita di una strategia integrata e di lungo periodo, dunque di una politica nazionale di settore e di investimenti pubblici in ricerca e innovazione per organizzare servizi alle imprese, insieme a una completa digitalizzazione del sistema di certificazione che deve essere sempre più efficiente, trasparente e semplificato."
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