Imballaggi, la Commissione europea propone una rivoluzione

Imballaggi, la Commissione europea propone una rivoluzione

Obiettivi del nuovo regolamento: promuovere riuso e ricarica, ridurre i rifiuti di imballaggio per Stato membro del 15% entro il 2040

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01

Dicembre
2022

di Valentina Oldani

Il 30 novembre 2022, la Direzione generale dell’Ambiente della Commissione europea ha proposto nuove norme a livello dell'Unione in materia di imballaggi con l'obiettivo di ridurre i rifiuti di packaging del 15% pro-capite per ogni Paese entro il 2040. Per riuscirci, il nuovo regolamento punta soprattutto al riuso e al vuoto a rendere per bottiglie di plastica e lattine in alluminio.
Ricordiamo che, in media, ogni europeo produce quasi 180 kg di rifiuti di imballaggio all'anno e che i packaging sono tra i principali prodotti ad impiegare materiali vergini: il 40% della plastica e il 50% della carta utilizzate nell'UE sono infatti destinati agli imballaggi.

"Se non si agisce - afferma la Commissione in una nota - entro il 2030 l'UE registrerebbe un ulteriore aumento del 19% dei rifiuti di imballaggio e, per i rifiuti di imballaggio di plastica, addirittura del 46%".

Secondo la proposta di regolamento, entro il 2030 il 20% delle vendite di bevande take-away dovrà essere servito in imballaggi riutilizzabili o usando i contenitori dei clienti, per arrivare all'80% nel 2040. Saranno vietate le confezioni monouso in bar e ristoranti, e i flaconcini negli hotel; è prevista una quota obbligatoria di contenuto riciclato nei nuovi imballaggi di plastica.

Gli imballaggi destinati al compostaggio industriale saranno consentiti solo per bustine di tè, cialde di caffè, adesivi per frutta e verdura e sacchetti di plastica molto leggeri.

I prodotti in plastica biodegradabile commercializzati in UE dovranno avere un'etichetta che spieghi in quanto tempo, in che circostanze e in quale ambiente si biodegradano

La Commissione fornirà inoltre maggiore chiarezza ai consumatori e all'industria riguardo alle plastiche a base biologica, compostabili e biodegradabili, stabilendo per quali applicazioni tali plastiche sono realmente vantaggiose sul piano ambientale e come dovrebbero essere progettate, smaltite e riciclate.

I dettagli della proposta

La proposta di revisione della legislazione dell'UE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio persegue tre obiettivi principali. In primo luogo prevenire la produzione di rifiuti di imballaggio, ridurne la quantità, imporre restrizioni agli imballaggi inutili e promuovere soluzioni di imballaggio riutilizzabili e ricaricabili.
In secondo luogo promuovere il riciclaggio di alta qualità, il cosiddetto "riciclaggio a circuito chiuso", rendendo tutti gli imballaggi presenti sul mercato dell'UE riciclabili in modo economicamente sostenibile entro il 2030.
Infine ridurre il fabbisogno di risorse naturali primarie e creare un mercato ben funzionante di materie prime secondarie, aumentando l'uso della plastica riciclata negli imballaggi attraverso obiettivi vincolanti.

  • L'obiettivo principale è ridurre i rifiuti di imballaggio pro capite per Stato membro del 15% rispetto al 2018 entro il 2040. Ciò porterebbe a una riduzione complessiva dei rifiuti nell'UE del 37% circa rispetto allo scenario che si prospetterebbe senza una modifica della normativa. Il tutto avverrà attraverso sia il riutilizzo sia il riciclaggio.
  • Per favorire il riutilizzo o la ricarica degli imballaggi, diminuiti fortemente negli ultimi 20 anni, le imprese dovranno offrire ai consumatori una determinata percentuale dei loro prodotti in imballaggi riutilizzabili o ricaricabili, ad esempio per i cibi e le bevande da asporto o per le consegne relative al commercio elettronico. Vi sarà inoltre, in una certa misura, la standardizzazione dei formati degli imballaggi e una chiara etichettatura degli imballaggi riutilizzabili.
  • Per affrontare il problema degli imballaggi chiaramente inutili saranno vietate alcune forme di imballaggio, ad esempio quelli monouso per cibi e bevande consumati all'interno di ristoranti e caffè, quelli monouso per frutta e verdura, flaconi in miniatura per shampoo e altri prodotti negli hotel.  
  • Molte misure sono volte a rendere gli imballaggi totalmente riciclabili entro il 2030; ciò include la definizione di criteri di progettazione per gli imballaggi, la creazione di sistemi vincolanti di vuoti a rendere su cauzione per le bottiglie di plastica e le lattine di alluminio e chiarire quali tipologie molto limitate di imballaggi dovranno essere compostabili, in modo che i consumatori possano gettarli nell'organico.
  • Vi saranno inoltre tassi vincolanti di contenuto riciclato che i produttori dovranno includere nei nuovi imballaggi di plastica. Ciò contribuirà a rendere la plastica riciclata un prodotto di maggior valore, come dimostra l'esempio delle bottiglie in PET nel contesto della direttiva sulla plastica monouso.

La proposta vuole eliminare la confusione in merito a quali contenitori per il riciclaggio utilizzare per gli imballaggi: ogni imballaggio dovrà essere munito di un'etichetta che indichi di quali materiali si compone e in quale categoria di rifiuti dovrà essere conferito. I contenitori per la raccolta dei rifiuti avranno le stesse etichette e in tutta l'UE si utilizzeranno gli stessi simboli.

I risultati attesi

Entro il 2030, fa sapere la Commissione, le misure proposte dovrebbero ridurre le emissioni di gas a effetto serra derivanti dagli imballaggi a 43 milioni di tonnellate rispetto alle 66 milioni di tonnellate di emissioni che verrebbero liberate se la legislazione non fosse modificata; si tratta di una riduzione che equivale grossomodo alle emissioni annue della Croazia.
Il consumo di acqua si ridurrebbe di 1,1 milioni di m3.
I costi dei danni ambientali per l'economia e la società si ridurrebbero di 6,4 miliardi di € rispetto allo scenario di base per il 2030.

Le industrie degli imballaggi monouso dovranno investire nella transizione, ma le ricadute complessive sull'economia e sulla creazione di posti di lavoro nell'UE saranno positive. La Commissione calcola che, entro il 2030, la sola promozione del riutilizzo dovrebbe portare a oltre 600mila posti di lavoro nel settore del riutilizzo, molti dei quali presso piccole e medie imprese locali.
Gli estensori del nuovo regolamento si aspettano molte innovazioni nelle soluzioni di imballaggio che rendano conveniente ridurre, riutilizzare e riciclare.
Si prevede, inoltre, che le misure comportino dei risparmi: ogni europeo potrebbe spendere quasi 100 € in meno all'anno se le imprese trasferissero quanto risparmiato ai consumatori. 

Plastiche a base biologica, plastiche compostabili, plastiche biodegradabili: fare chiarezza

L'uso e la produzione di plastiche a base biologica, compostabili e biodegradabili sono in costante aumento. Affinché queste plastiche abbiano un impatto ambientale positivo devono essere soddisfatte diverse condizioni, altrimenti, spiega la Commissione, aggraverebbero fenomeni come l'inquinamento da plastica, i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità. Il nuovo quadro normativo chiarisce in che modo queste plastiche possono far parte di un futuro sostenibile.

La biomassa utilizzata per produrre plastiche a base biologica deve provenire da fonti sostenibili, che non danneggino l'ambiente e rispettino il principio dell'uso a cascata della biomassa: i produttori dovrebbero dare la priorità all'uso di rifiuti organici e sottoprodotti come materie prime. Per combattere il greenwashing ed evitare di indurre in errore i consumatori, inoltre, i produttori devono eliminare definizioni generiche sui prodotti di plastica quali "bioplastiche" e "a base biologica". Nel comunicare il contenuto a base biologica, i produttori dovranno specificare la quota esatta e misurabile del contenuto di plastiche a base biologica nel prodotto (ad esempio: "il prodotto contiene il 50% di plastica a base biologica").

Per le plastiche biodegradabili la Commissione invita alla cautela: "devono essere limitate ad applicazioni specifiche per le quali i benefici ambientali e il valore per l'economia circolare siano comprovati. Le plastiche biodegradabili non dovrebbero in alcun modo essere considerate un'autorizzazione a disperdere rifiuti". Come detto, le loro etichette devono indicare in quanto tempo, in che circostanze e in quale ambiente si biodegradano. I prodotti che corrono un rischio elevato di essere dispersi nell'ambiente, compresi quelli contemplati dalla direttiva sulla plastica monouso, non possono essere definiti o etichettati come biodegradabili.

Le plastiche compostabili a livello industriale dovrebbero essere utilizzate solo se presentano benefici ambientali, non incidono negativamente sulla qualità del compost, e in presenza di un adeguato sistema di raccolta e trattamento dei rifiuti organici. Gli imballaggi compostabili a livello industriale saranno consentiti solo per bustine da tè, capsule e cialde di caffè, adesivi per frutta e verdura e borse di plastica in materiale ultraleggero. Andrà sempre segnalato che i prodotti sono certificati per il compostaggio industriale, in linea con le norme dell'UE.

Prossime tappe

La proposta sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio sarà ora esaminata dal Parlamento europeo e dal Consiglio nell'ambito della procedura legislativa ordinaria.

Il quadro strategico sulle plastiche a base biologica, le plastiche compostabili e le plastiche biodegradabili guiderà i lavori futuri dell'UE, ad esempio nell'ambito delle specifiche per la progettazione ecocompatibile di prodotti sostenibili, dei programmi di finanziamento e delle discussioni internazionali.

Industria e Governo italiano contrari

Per la Commissione, questo nuovo regolamento creerà nuove opportunità commerciali per l'industria, in particolare per le piccole imprese, ridurrà la necessità di materiali vergini, aumenterà la capacità di riciclaggio dell'Europa rendendola anche meno dipendente da risorse primarie e da fornitori esterni. Soprattutto, afferma la Commissione "metterà il settore degli imballaggi sulla buona strada per conseguire la neutralità climatica entro il 2050".

Il parere dell'industria, invece, è totalmente negativo: "La proposta - evidenzia l'organizzazione di categoria Europen - rischia di andare contro gli obiettivi del Green Deal, riportando indietro le lancette dell'orologio del riciclo e compromettendo la funzionalità degli imballaggi nel proteggere i prodotti e prevenire i rifiuti. La ricarica e il riutilizzo degli imballaggi dovrebbero essere valutati in base a criteri specifici relativi ai requisiti di igiene, salute e sicurezza alimentare".

Immediata la reazione del Governo italiano che, per bocca del Viceministro Vannia Gava ha definito il "Regolamento ideologico" e le "misure inadeguate".
"Se ridurre gli imballaggi significa eliminare i sacchetti per la frutta e la verdura sotto 1,5 kg, allora si vuole incentivare lo spreco alimentare. Se favorire il riciclo significa obbligare gli Stati a organizzare sistemi di deposito e ritiro, allora si vuole smantellare il sistema dei consorzi in Italia. Consorzi che garantiscono gli eccellenti livelli di riciclo con cui l’Italia ha superato con nove anni di anticipo i target UE, fondamentali per rigenerare i prodotti, convenienti per i produttori, che fungono da stimolo costante allo sviluppo di processi innovativi per la creazione di materie prime seconde" prosegue il Viceministro Gava.
"Per altro, il sistema di vuoto a rendere proposto dall’UE, con tanto di cauzione a carico dei consumatori, può costare fino a 10 volte di più dell’attuale sistema di raccolta differenziata, senza la garanzia che possa produrre effetti migliori per il riciclo e registrare un minore impatto sull’ambiente. Se la direttiva imballaggi non ha trovato la giusta applicazione in alcuni Paesi, non si capisce perché debbano essere puniti i Paesi più efficienti, i cui modelli di trattamento dei rifiuti sono delle best practices che andrebbero imitate. Le imprese, lo dice anche il testo del regolamento, hanno chiesto di incentivare il riciclo, non di affossare un intero comparto industriale. Non molleremo e daremo battaglia", conclude il Viceministro Gava.

Foto: ec.europa.eu

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