La Giornata Mondiale dell'Ambiente è promossa dal'Assemblea generale delle Nazioni Unite e ogni anno viene celebrata il 5 giugno. La ricorrenza del 2019 è dedicata ai temi dell'inquinamento atmosferico e della crisi climatica. La parola chiave è #BeatAirPollution: sconfiggere l’inquinamento atmosferico. Sconfiggerlo grazie alle azioni, anche quelle che ognuno di noi può fare singolarmente, che conducano i governi a cambiare il sistema economico, sociale, ambientale nel nome della sostenibilità.
La data del 5 giugno è stata scelta perché rimanda alla prima Conferenza delle Nazioni Unite sul tema dell'ambiente, tenutasi del 5 al 16 giugno del 1972 a Stoccolma, che sancì la Dichiarazione delle Nazioni Unite sull'ambiente umano.
Quest'anno la Giornata viene ospitata dalla città di Hangzhou, in Cina, uno dei Paesi più inquinati e inquinanti a livello globale.
Gli inquinanti atmosferici, che contribuiscono in maniera determinante ai cambiamenti climatici e all’acidificazione degli oceani, oltre a danneggiare le colture ad uso alimentare, provengono da cinque principali fonti "umane" che rilasciano sostanze dannose tra cui il monossido di carbonio, il biossido di azoto, l’ossido di azoto, il particolato, gli idrocarburi e il piombo.
Stando ai dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, 7 milioni di persone muoiono ogni anno per l'esposizione all'aria inquinata: 2,2 milioni sono dovute a ictus, 2 milioni a problemi cardiaci, 1,7 milioni a malattie polmonari e tumori. In oltre la metà dei casi (3,8 milioni) a uccidere è l'inquinamento domestico dovuto alle emissioni dei combustibili usati per il riscaldamento e la cottura di cibi: stiamo parlando dei Paesi in via di sviluppo dove si vive poveramente in case angustissime e poco ventilate. Secondo l'OMS, il 97% delle città con oltre 100mila abitanti dei Paesi a basso e medio reddito non rispetta i requisiti base sulla pulizia dell'aria.
Stando invece ai dati dell‘Agenzia europea dell’ambiente circa il 90% degli abitanti delle città è esposto a concentrazioni di inquinanti superiori ai livelli di qualità dell’aria ritenuti dannosi per la salute.
La filiera agroalimentare
I settori della zootecnia e dell’agricoltura sono tra i principali responsabili dell’immissione in atmosfera di gas inquinanti. Gli allevamenti intensivi producono metano e ammoniaca, e sono stati definiti dalla FAO come “uno dei fattori che maggiormente contribuiscono ai più gravi problemi ambientali attuali”. Circa il 24% di tutti i gas serra emessi al mondo provengono dall’agricoltura, dalla silvicoltura e da altri usi del suolo.
L’agricoltura convenzionale nel nostro Paese, secondo l’ISPRA, è la sesta causa di inquinamento atmosferico. A essere particolarmente dannosi, i metodi di allevamento industriali.
L’agricoltura biologica aiuta a contenere il climate change grazie a una maggiore capacità di sequestro di CO2 nei suoli, poiché è basata sulla fertilità del suolo e sulla produzione di humus, che richiede carbonio. L’utilizzo di tecniche intensive tipiche della gestione convenzionale dell’agricoltura hanno fatto sì che i campi e i pascoli abbiano perso tra il 25 e il 75% del carbonio che contenevano (fonte Rodale Institute), mentre i terreni gestiti con metodo biologico, che utilizzano in media il 45% di energia in meno e producono il 40% in meno di gas serra, possono fissare almeno mezza tonnellata di carbonio per ettaro all’anno (fonte WMO World Meteorological Organization).
Secondo i calcoli del WMO World Meteorological Organization basterebbe convertire al bio il 20% dei campi europei per ridurre le emissioni di gas serra di 92 milioni di tonnellate di CO2.
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