"Per la prima volta il G20 ha riconosciuto l'interconnessione tra clima, ambiente, energia e povertà: non era un passaggio scontato, finora erano settori considerati separati". Così il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, nel corso della conferenza stampa del G20 su Ambiente, Clima ed Energia a Napoli.
Ma vediamo gli elementi più significativi del Documento composto di sette pagine e di venticinque articoli approvato il 23 luglio 2021, giorno conclusivo del G20 Ambiente:
- destinare una quota rilevante dei fondi per il post-pandemia alla lotta alla crisi climatica
- cooperare per la diffusione delle rinnovabili e dell'efficienza energetica
- aiutare i Paesi più poveri nella transizione ecologica
- mantenere l'Accordo di Parigi come un punto fermo
- continuare a sforzarsi per rispettare i suoi target sul riscaldamento globale.
Nel documento in 58 punti vengono riaffermati gli impegni dell'Accordo di Parigi come il vincolo che dovrà condurre fino alla COP26 di Glasgow a novembre. Obiettivo comune è mantenere la temperatura al di sotto dei 2 gradi e a proseguire gli sforzi per limitarla a 1,5° al di sopra dei livelli preindustriali.
I Paesi del G20 concordano nell'aumentare gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo: rimane centrale il ruolo dell'impegno finanziario da 100 miliardi, così come previsto dall'Accordo di Parigi. C'è un impegno alla cooperazione nell'impiego e nella diffusione di tecnologie rinnovabili. L'efficienza energetica ha un ruolo chiave, come pure l'idrogeno.
Viene data un'importanza centrale a orientare gli sforzi finanziari ed economici dei Paesi del G20 verso gli obiettivi dell'Accordo di Parigi, tenendo conto degli sforzi per sradicare la povertà, verso una transizione giusta e inclusiva. Gli investimenti in energie rinnovabili e tecnologie a basse emissioni sono ritenuti un'opportunità per la crescita economica. I G20 si impegnano a destinare una quota ambiziosa dei fondi per i piani nazionali di ripresa e resilienza post-Covid a favore di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.
Gli investimenti in ricerca e sviluppo devono essere orientati a un mix energetico più sostenibile, efficienza energetica, modelli di produzione e consumo sostenibili. Si favorisce una collaborazione attiva e continua con le città e le aree metropolitane. Si ribadisce l'urgente necessità di promuovere una mobilità sostenibile e conveniente, comprese tutte le relative infrastrutture. Si incoraggia il progresso continuo nell'uso estensivo e negli investimenti delle tecnologie digitali nei conglomerati urbani. Vengono sostenute la generazione distribuita sostenibile locale e le comunità energetiche.
Le noti dolentissime
Anche India e Cina si sono impegnati a eliminare gradualmente la produzione di energia dal carbone, ma non accettano la data del 2025 proposta da Stati Uniti e Presidenza italiana. I due Paesi non accettano neppure di impegnarsi sull'obiettivo di mantenere il riscaldamento netto 1,5°C al 2030, altra proposta di USA e Italia, accolta dagli altri Stati. Sono questi i due punti sui quali non c'è stato accordo unanime nel documento finale e che sono stati rinviati al G20 dei capi di Stato e di governo di Roma a ottobre 2021. Quindi nessuna data per l’uscita dal carbone e neppure un impegno concreto a rimanere sotto la soglia di 1,5°C di riscaldamento globale. Insomma per gli obiettivi da raggiungere "C’è un disallineamento sull’accelerazione - ha spiegato il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani - più difficile per i Paesi più grandi" che sono tra quelli, guarda caso, che inquinano di più.
Così bisogna registrare che dopo due giorni di intense trattative fra i "grandi", l'appuntamento dedicato a clima, energia e ambiente è terminato con un nulla di fatto proprio sui due nodi capaci di indirizzare il futuro del pianeta e di tutti noi.