Il Circular Economy Network ha presentato il 5 aprile, al Nazionale Spazio Eventi di Roma e online, il Rapporto Nazionale sull’economia circolare 2022.
L’evento si è svolto nell’ambito della Conferenza Nazionale sull’economia circolare e ha visto la presenza del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Andrea Orlando e di Paola Migliorini, vice capo dell’unità economia circolare per la Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea.
Il Rapporto è stato finanziato dal CEN, la rete composta da Fondazione per lo sviluppo sostenibile, aziende, associazioni di impresa ed ENEA, ed è stato illustrato dal presidente CEN Edo Ronchi e dal direttore del Dipartimento sostenibilità di ENEA Roberto Morabito.
La situazione peggiora: il disaccoppiamento tra crescita e consumo di risorse si allontana
I dati globali sono impietosi: tra il 2018 e il 2020 il tasso di circolarità è sceso dal 9,1% all’8,6% e negli ultimi cinque anni i consumi sono cresciuti di oltre l’8%, superando i 100 miliardi di tonnellate di materia prima utilizzata in un anno, a fronte di un incremento del riutilizzo di appena il 3%: da 8,4 a 8,65 miliardi di tonnellate. In questo modo la gran parte dei materiali estratti dagli ecosistemi vengono sprecati.
Secondo Edo Ronchi le vicende negative degli ultimi anni devono essere uno stimolo a migliorare: "La crisi climatica e gli eventi degli ultimi due anni, con l’impennata dei prezzi di molte materie prime, dimostrano che il tempo dell’attesa è finito. È arrivato il momento di far decollare senza ulteriori incertezze le politiche europee a sostegno dell’economia circolare. Le nostre economie sono fragili perché per aspetti strategici dipendono da materie prime localizzate in larga parte in un ristretto gruppo di Paesi. È un nodo che rischia non solo di soffocare la ripresa ma di destabilizzare l’intera economia con una spirale inflattiva. Ed è qui che l’economia circolare può fare la differenza trovando all’interno del Paese le risorse che è sempre più costoso importare. L’obiettivo che l’Italia si deve porre è raggiungere il disaccoppiamento tra crescita e consumo di risorse".
Da notare però, che in questo contesto l’Italia è uno dei Paesi che tiene: nel quadro delle prime cinque economie europee si posiziona, con la Francia, al primo posto per gli indicatori più importanti di circolarità.

I dati del Rapporto, l'Italia tiene
In Europa consumiamo 13 tonnellate di materia a testa: questa la media nel 2020, ma ovviamente è un dato non omogeneo. Nel rapporto sono prese in considerazione le performance di economia circolare delle cinque più grandi economie europee - Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna - e le differenze sono rilevanti. Se in Italia utilizziamo 7,4 tonnellate per abitante, in Polonia sono 17,5. Meglio, progressivamente, la Germania (13,4), la Spagna (10,3) e la Francia (8,1).
Lo studio mostra una flessione dei dati globali, con il tasso di circolarità sceso dal 9,1% all’8,6% tra il 2018 e il 2020. Se i consumi, infatti, sono cresciuti dell’8%, il tasso di riutilizzo è di appena il 3%. Male anche per l’Italia, che non è stata in grado di separare crescita economica e utilizzo di risorse. La ripresa dalla pandemia è nel segno del consumo di materie prime
Nel 2020 per nessuno dei cinque Paesi europei esaminati si è registrato un incremento nella produttività delle risorse. In Europa nel 2020, a parità di potere d’acquisto, per ogni kg di risorse consumate sono stati generati 2,1 euro di PIL. L’Italia è arrivata a 3,5 euro di PIL.
Nel 2020 il tasso di utilizzo di materia proveniente da riciclo in UE è stato del 12,8%. Da noi è arrivato al 21,6%, piazzandoci al secondo posto dopo la Francia (22,2%). L’indicatore misura quanto la materia riciclata risponda alla domanda di materia. In generale, le nostre risorse sono produttive il 60% in più del resto d’Europa. Anche la percentuale del riciclo di rifiuti dell'Italia, vicina al 68%, è la più alta d’Europa. Questo riguarda sia i rifiuti industriali sia quelli urbani.
Per quanto riguarda i rifiuti industriali siamo a quota 75%, mentre per i rifiuti urbani siamo al 54,4%, sopra la media europea del 47,8.
Bene anche la media di rifiuti in discarica, per i quali siamo terzi dopo Germania e Francia, al di sotto della media del 22,8% del resto d’Europa.

Dove non siamo virtuosi
Ci sono indicatori, però, in cui l’Italia è in grande difficoltà. Uno, come sappiamo, è il consumo di suolo: nel 2018 nella UE a 27 Paesi risultava coperto da superficie artificiale il 4,2% del territorio. La Polonia era al 3,6%, la Spagna al 3,7%, la Francia al 5,6%, l’Italia al 7,1%, la Germania al 7,6 %.
Nell’ecoinnovazione siamo agli ultimi posti: nel 2021 l’Italia è al 13° posto nell’UE con un indice 79 per quanto riguarda gli investimenti.
Per quanto riguarda la riparazione dei beni, in Italia nel 2019 oltre 23.000 aziende lavoravano alla riparazione di beni elettronici e di altri beni personali: vestiario, calzature, orologi, gioielli, mobilia. Questo dato ci colloca dietro la Spagna che ha poco più di 28.300 imprese e la Francia, con oltre 33.700 imprese.
Il futuro più vicino: la simbiosi industriale
Il rapporto ha utilizzato indicatori provenienti dalla Carta di Bellagio, uno strumento di valutazione elaborato in Europa per misurare l’economia circolare. Il proposito del CEN è che sia utile al dibattito pubblico anche alla luce dell’entrata in vigore, nel 2022, della Strategia Nazionale sull’economia circolare.
Il 2022 deve essere un anno importante per l’economia circolare, anche per l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il piano ha infatti due obiettivi relativi alla circolarità: riciclo e recupero di materia prima seconda e riduzione d’uso delle materie prime dall’altro.
La Missione 2, Rivoluzione verde e transizione ecologica, nella sua Componente 1, Economia Circolare e agricoltura sostenibile, investe 2,1 miliardi di euro, ma anche altre parti del piano prevedono investimenti in questa direzione.
L'Italia può fare bene e secondo Roberto Morabito, la chiave sta nella simbiosi industriale, la capacità cioè di trasformare i prodotti di scarto di un’industria in risorse per un’altra: "La simbiosi industriale è uno degli strumenti più potenti che possiamo utilizzare a supporto della transizione circolare dei nostri sistemi produttivi con grandi vantaggi ambientali, economici e sociali. Come avviene in altri Paesi, sarebbe quanto mai opportuno che anche l’Italia si dotasse di un Programma nazionale per la simbiosi industriale per massimizzarne le potenzialità e assicurare tracciabilità e contabilità delle risorse scambiate. Il potenziale vantaggio economico per lo scambio di risorse in Europa è stimato tra i 7 e i 13 miliardi di euro, a cui aggiungere oltre 70 miliardi per costi di discarica evitati. ENEA dal 2010 ha sviluppato una Piattaforma e una metodologia di lavoro che hanno permesso di realizzare progetti con oltre 240 aziende e individuare circa 2mila potenziali trasferimenti di risorse tra loro".
IV Rapporto Nazionale sull’economia circolare 2022 →
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