Il 6 e 7 luglio 2021 si è svolta l'ottava edizione di Ecoforum, la conferenza nazionale sull’economia circolare di Legambiente, Nuova Ecologia e Kyoto Club, Conai e Conou: gli organizzatori hanno chiesto a gran voce al nostro Paese di approvare le riforme necessarie per non mancare l’occasione del Next Generation EU. Urge, infatti, un piano nazionale che preveda strumenti, obiettivi, riforme, a partire dal rafforzamento del sistema dei controlli ambientali e delle risorse economiche
Durante i lavori è stato anche presentato il nuovo sondaggio Ipsos Futuro ed Economia Circolare dal quale si evince che cresce l’attenzione e la conoscenza dei cittadini sul tema dell’economia circolare.
Resta ampia la fiducia nell’Europa e nel PNRR, ma per accelerare la rivoluzione circolare in Italia quest’ultimo, per gran parte dei cittadini, dovrebbe prevedere prima di tutto risorse per la riconversione di impianti industriali obsoleti, incentivare le aziende impegnate sulla circolarità, educare i cittadini, sostenere la ricerca scientifica.
Cittadini: cresce la consapevolezza
Il 41% degli intervistati conosce i principi di questo nuovo modello di sviluppo economico e negli ultimi tre anni la quota dei consapevoli su questo tema è passata dal 17% al 25% soprattutto grazie ai mezzi di informazione, in particolare la tv, seguita dalla stampa e dai social network (su tutti Facebook). Per il 50% degli intervistati, inoltre, ricerca e innovazione possono dare un contributo positivo nella transizione verso la sostenibilità e l’economia circolare. In questo contesto resta ampia la fiducia nei confronti dell’Europa nell’indirizzare l’Italia verso uno sviluppo sostenibile. In particolare per il 73% dei cittadini intervistati il Recovery Fund e il suo piano attuativo PNRR si confermano una buona occasione per un rilancio green dell’economia,
ma tra le azioni prioritarie al centro del PNRR per il 47% degli intervistati ci devono essere risorse per la riconversione degli impianti industriali obsoleti, per il 36% occorre incentivare le aziende impegnate sulla circolarità, per il 40% educare i cittadini e per il 39% sostenere la ricerca.
"In Italia è arrivato il momento di imprimere un’accelerata alla rivoluzione dell’economia circolare avviata dall’Europa - dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente -. Nel nostro Paese vantiamo molte esperienze virtuose pubbliche e private, dal nord al sud della Penisola, ma sono ancora troppi i problemi da risolvere. Ora è fondamentale definire un vero e proprio piano nazionale dell’economia circolare che abbia al centro la costruzione di mille nuovi impianti di riuso e riciclo, la promozione del dibattito pubblico per coinvolgere i territori nella loro realizzazione, il rafforzamento dei controlli ambientali, più semplificazioni e decreti End of waste, lo sviluppo del mercato dei prodotti riciclati. Solo così si potrà accelerare questa crescita su cui sta crescendo l’attenzione di cittadini e aziende, come è emerso anche dal nuovo sondaggio Ipsos, anche se c’è ancora molto da fare in termini di campagne di informazione e sensibilizzazione sul tema anche per contrastare l’effetto Nimby".
Percezione dell'economia circolare e Not In My Back Yard
Altri temi affrontati nell’ambito della ricerca Ipsos sono stati la circolarità in Italia e l’effetto Nimby. Per quanto riguarda il primo, dal sondaggio emerge una pesante sottostima della capacità del Paese di essere un leader nell’economia circolare. Per il 51% degli intervistati l’Italia è al di sotto della media europea rispetto all’attenzione nei confronti della circolarità a causa ad esempio della mancanza dei controlli (33%), al fatto che Governo e istituzioni emanano norme poco efficaci (22%), i cittadini non sono attenti (20%). Solo il 13% degli intervistati è a conoscenza che l’Italia è tra le più virtuose in Europa per riciclo. Il 33% lega le motivazioni prevalentemente alla quantità di raccolta differenziata, mentre il 24% all’attenzione dei cittadini e il 18% alla sensibilità ambientale. Passando alla questione effetto Nimby, dal sondaggio emerge che oltre la metà degli intervistati non sembra essere favorevole ad avere un impianto per il riciclo dei materiali vicino alla propria abitazione. Tra le motivazioni spicca per il 55% degli intervistati l’inquinamento dell’aria, per il 33% dall’inquinamento dell’acqua e per il 25% da quello acustico.
I cittadini sono consapevoli che il tema Nimby sia spinoso e che è necessario trovare una sintesi delle esigenze dei singoli soggetti coinvolti, che giunga a soluzioni migliori. Una buona interazione tra il Governo nazionale e le regioni, come espressione delle esigenze territoriali, dovrebbe portare nelle aspettative a scelte condivise.
"Un Paese che non ha percezione di sé e delle sue eccellenze: è questa la fotografia scattata da Ipsos. E forse è anche per questo che la politica sembra ancora troppo sorda alle esigenze dell’economia circolare, unica strada per garantire un rilancio duraturo e sostenibile", dichiara Francesco Ferrante vicepresidente del Kyoto Club.
"L’Italia - afferma Luca Ruini, presidente CONAI - è un’eccellenza nel campo dell’economia circolare. Non sempre se ne parla, ma dobbiamo esserne orgogliosi: non abbiamo niente da invidiare a nessun Paese, soprattutto se guardiamo al settore degli imballaggi, che oggi rappresentano una percentuale di poco inferiore al 30% sul totale dei rifiuti urbani. Siamo primi in Europa per il riciclo pro-capite di rifiuti e secondi, dietro solo alla Germania, in termini di riciclo pro-capite per i rifiuti di imballaggio. E il sistema, nel suo complesso, ha già raggiunto gli obiettivi europei di riciclo al 2025. Certo, il nostro Paese ha ancora diverse sfide da affrontare: penso soprattutto a quella delle Regioni del Mezzogiorno che in molte aree si trovano ancora a soffrire di una preoccupante carenza di impianti per i rifiuti. Se vogliamo riuscire a centrare pienamente gli obiettivi di riciclo che l’Europa ci impone al 2030, dobbiamo colmare quel deficit: un recentissimo studio di CONAI mostra, per la prima volta, come al Centro-Sud manchino 165 impianti. È il momento di dialogare con i territori per spiegarne l’importanza, ma anche di aiutarli a dotarsi di competenze professionali adeguate per dare attuazione ai progetti che speriamo le risorse del PNRR permetteranno di realizzare: secondo le nostre stime, infatti, la realizzazione degli impianti necessari richiederebbe un investimento di oltre due miliardi di euro".
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