L’Università di Bologna, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari, in occasione del decennale della proclamazione della Dieta Mediterranea a patrimonio immateriale UNESCO, dimostra che mangiare salutare è anche conveniente.
Lo affermano i dati della ricerca e tesi di laurea discussa dalla neolaureata Mara Berengoi nei giorni scorsi, relatore il professor Andrea Segrè, correlatore il professor Luca Falasconi. Uno studio che mette a confronto l'evoluzione dei comportamenti e degli stili di regime alimentare degli italiani nel 2020 pandemico.
Sono stati creati due profili settimanali di dieta, uno specifico legato alla Dieta Mediterranea e uno che fa riferimento ai consumi medi degli italiani, includendo colazione, pranzo e cena. La somma dei sette menù settimanali ha permesso di ricostruire due carrelli della spesa. Tramite l’osservatorio prezzi del MiSE è stato ricostruito il valore economico: a ciascuna voce della lista della spesa è abbinato il relativo prezzo, con evidenza dello scontrino settimanale.
Il carrello della "spesa mediterranea" costa meno di quello standard: 46,27 € a settimana contro 53,55 €.
A tavola nel 2020 pandemico
Sempre in occasione del 16 novembre 2020, arrivano i dati dell’indagine dell’Osservatorio Waste Watcher (Last Minute Market - SWG) Il cibo è un vaccino? A tavola con gli italiani nel 2020 pandemico.
Quattro italiani su dieci hanno cambiato il loro stile alimentare. Sei italiani su dieci scelgono un regime nutrizionale ispirato alla Dieta Mediterranea.
Sei italiani su dieci hanno cambiato il modo di fare la spesa: il 25% in ragione di un diminuito potere d’acquisto.
Ancora: 1 italiano su 5 adesso fa sistematicamente la lista della spesa e 1 su 10 ha riscoperto i negozi al dettaglio. Un italiano su 2 acquista più di prima prodotti a lunga conservazione e ingredienti per piatti da preparare in famiglia (dolci, focacce ecc).
Il pesce (38%) attira più della carne (27%) e dei comfort food come dolci e cioccolata (33%).
Cala l’interesse per i prodotti pronti di gastronomia e solo 1 italiano su 5 pratica talvolta il take away. La maggiore disponibilità di tempo, favorita dallo smart working, permette di dedicare più tempo alla cucina, alla pianificazione dei pasti, all’organizzazione delle scorte, alla prevenzione degli sprechi: 1 italiano su 2 (51,6%) dichiara di sprecare meno dopo l’isolamento, in particolare farina e lievito (43,2%), carni rosse (42,8%), carni bianche (40,7%), latte (40,4%) e avanzi (44,9%).
Photo by Liuba Bilyk
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