COP27, prima settimana in sordina

COP27, prima settimana in sordina

Per il WWF non c'è il cambio di marcia sperato. I lobbysti oil & gas sono sempre più numerosi. Intanto Pichetto annuncia 10 GW di nuove rinnovabili

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16

Novembre
2022

di Valentina Oldani

Il World Wide Fund for Nature si è espresso negativamente circa la prima settimana della COP27 perché sui temi critici della finanza, della chiusura del gap di emissioni, dei sistemi alimentari e delle perdite e dei danni - Loss&Damage - non si vedono i progressi necessari.
Tuttavia vi sono timidi segnali che lasciano sperare in una seconda settimana che realizzi gli obiettivi del vertice, ma intanto il WWF sottolinea che finora non si avverte un cambio di marcia, né il necessario passaggio chiaro e deciso dalle promesse astratte all’azione concreta. Con le scadenze che si avvicinano rapidamente su una serie di questioni vitali, i negoziatori rischiano di aver perso la prima settimana a Sharm El Sheikh se le Parti non riescono a concordare azioni concrete.

L’inserimento del tema delle perdite e dei danni nell’agenda è stato un primo passo in avanti della COP27, ma la possibilità di concordare un piano di finanziamento è ancora incerta.

Il ruolo dei Governi

"La crisi climatica si sta muovendo molto più velocemente della nostra risposta e le persone e i territori di tutto il mondo stanno soffrendo per le conseguenze catastrofiche dell’inazione". Sottolinea Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, presente alla COP27, che aggiunge: "Occorre fare i passi ancora necessari per garantire un meccanismo di finanziamento per le perdite e i danni. La comunità internazionale deve unirsi per aiutare i più esposti e meno responsabili della crisi climatica ad adattarsi, a costruire la resilienza e sostenere i costi ingiusti della crisi climatica. I negoziatori sono qui, ma l’impulso deve partire dalle capitali, dai governi. Abbiamo sentito i leader riconoscere la portata della sfida, ma ora devono affrontarla con l’ambizione e l’azione necessarie per impedire che la crisi climatica vada ulteriormente fuori controllo".
Sebbene molti governi abbiano giustamente riconosciuto il gap tra i finanziamenti promessi, sino al 2025, 100 miliardi di dollari l’anno, dice l’Accordo di Parigi, finora non stanno rispettando gli impegni già assunti. Sono pochi i motivi di fiducia sul fatto che i finanziamenti saranno incrementati a sufficienza o raggiungeranno i più bisognosi.
Il WWF esprime, inoltre, preoccupazione per la lentezza dei progressi nella trasformazione dei sistemi alimentari in modo tale che questi possano contribuire a limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi.

Nonostante tutto il WWF ritiene che ci siano stati alcuni sviluppi positivi, con finanziamenti apprezzabili per le foreste, incontri ministeriali promettenti e raccomandazioni positive da parte del Gruppo di esperti di alto livello sul net zero, l’Agenda d’azione per l’adattamento di Sharm El Sheikh e le proposte di alcune delegazioni e raggruppamenti che potrebbero potenzialmente far avanzare le agende su diversi fronti.
Il successo della COP27, peraltro, è fondamentale per creare slancio in vista del vertice sulla biodiversità COP15 di dicembre a Montreal, dove si ha la possibilità di reimpostare il rapporto interrotto dell’umanità con la natura.

Gli interessi fossili

"636 lobbisti dei combustibili fossili, affiliati ad alcuni dei più grandi colossi petroliferi e del gas inquinanti, si sono registrati per i colloqui sul clima alla COP27". Lo affermano Global Witness e altre organizzazioni, notando che si tratta di aumento di oltre il 25% rispetto alla COP26 tenutasi a Glasgow un anno fa. I partecipanti lavorano per aziende del settore come BP, Chevron, Shell, o rappresentano il settore dei combustibili fossili.
Il contingente più numeroso arriva dagli Emirati Arabi Uniti, che ospiteranno la COP28 il prossimo anno, seguiti dalla Russia.

Secondo le ONG, la COP ha più lobbisti del settore di qualsiasi delegazione del Continente africano, e il loro numero supera il totale dei rappresentanti dei dieci dei Paesi più colpiti dai cambiamenti climatici.

L'Italia e le rinnovabili

"John Kerry si è raccomandato con me di spingere sulle fonti rinnovabili. Io gli ho spiegato che l'anno scorso in Italia avevamo autorizzato 1,5 gigawatt di nuovi impianti, mentre quest'anno ad agosto eravamo già a 5,5 gigawatt autorizzati. E alla fine dell'anno possiamo arrivare a 7, o anche a 10".
Lo ha detto all'ANSA il Ministro dell'Ambiente, Gilberto Pichetto (FI), a margine di un evento al Padiglione Italia della COP27 di Sharm el-Sheikh.

"L'incontro con il segretario Kerry è andato molto bene. Abbiamo condiviso alcuni percorsi in discussione qui alla COP27", ma si è parlato anche di rigassificatori e di rinnovabili ha detto ai giornalisti il Ministro al termine dell'incontro con l'inviato USA per il clima, John Kerry.
"Abbiamo accennato al gas, ai rigassificatori, alla necessità di implementare in modo forte le energie rinnovabili. Kerry - ha detto ancora Pichetto - ci ha chiesto a che punto siamo nella crescita delle fonti pulite, che devono essere il percorso per la diminuzione del gas".
Pichetto ha aggiunto: "il fatto che si sia parlato di rigassificatori, significa che può esserci disponibilità degli Stati Uniti a dare le forniture necessarie".

"A Kerry ho ribadito che il nostro Paese intende mantenere tutti i suoi impegni di decarbonizzazione al 2030 e al 2050  - ha spiegato il Ministro - nonostante la situazione difficile a seguito del conflitto in Ucraina. Ho espresso la posizione italiana che occorre eliminare per prime le fonti fossili più nocive, come il carbone e il petrolio. Il gas è un vettore transitorio, meno inquinante, ma pur sempre fossile. La sfida è arrivare al 100% di rinnovabili".

Foto: @COP27P
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