di Valentina Oldani
Le previsioni del rapporto Scientific Assessment of ozone Depletion: 2022 pubblicato il 9 gennaio 2023 dal World Meteorological Organization (WMO), affermano che il buco nello strato di ozono presente nella stratosfera dovrebbe chiudersi nel 2040 su scala globale, nel 2045 sull’Artico e entro il 2066 nell’Antartico.
Il motivo di questa importante inversione di rotta è da ascrivere agli sforzi messi in campo dai Paesi che si sono impegnati con il Protocollo di Montreal nella messa al bando dei clorofluorocarburi (CFC) che causano il buco nell’ozono.
Il Protocollo era stato sottoscritto nel 1987 ed entrato in vigore nel 1989.
I clorofluorocarburi, chiamati anche ozone depleting substances, sono una classe di molecole utilizzate in gas refrigeranti, propellenti spray e solventi. Quando raggiungono la stratosfera, la luce solare li spezza, liberando il cloro che a sua volta reagisce con le molecole di ozono, distruggendole.
Il buco nell'ozono rischiava di esporre la terra e i suoi abitanti ai dannosi raggi ultravioletti del sole.
Il Protocollo di Montreal ha avuto un impatto positivo anche sul clima, perché i clorofluorocarburi sono potentissimi gas serra e la loro dismissione ha impedito l’ingresso in atmosfera di 135 miliardi di tonnellate CO2e.
La progressiva chiusura del buco nel'ozono dovrebbe evitare un aumento delle temperature globali stimato tra 0,5 e 1 grado Celsius.
Questo è un bellissimo esempio di come gli accordi internazionali, se rispettati, funzionano. "L’azione a favore dell’ozono costituisce un precedente per l’azione a favore del clima. Il nostro successo nell’eliminare gradualmente le sostanze chimiche che danneggiano l’ozono - ha dichiarato Petteri Taalas, Segretario generale dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, che ha presentato il rapporto dell’ONU - ci mostra cosa si può e si deve fare con urgenza per abbandonare i combustibili fossili, ridurre i gas serra e quindi limitare l’aumento della temperatura".
Da notare, però, che la stessa analisi dell’ONU rileva che se l’ozono nelle fasce più alte della stratosfera sta continuando a migliorare, quello nelle fasce più basse non ha finora mostrato segni di recupero a dispetto di simulazioni secondo cui avrebbe dovuto iniziare a sua volta a migliorare. Il rapporto rileva che bisogna continuare a investigare per capire queste discrepanze anche se sottolinea come solo il tempo può risolvere alcune criticità dato che le sostanze chimiche permangono nell’atmosfera per circa un secolo.
Scientific Assessment of ozone Depletion: 2022 →
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