Nuove tecniche genomiche
Qualche giorno fa Bruxelles ha presentato uno studio sulle nuove tecniche genomiche (NGT) definite come "tutte le tecniche atte a modificare il genoma di un organismo sviluppate dopo il 2001, quando è stata adottata la legislazione dell’UE sugli Ogm", che evidenzia il loro potenziale per l’agricoltura sostenibile e invita ad aggiornare la politica in materia. "Le nuove tecniche genomiche - ha detto la Commissione - possono contribuire a un sistema alimentare più sostenibile nel quadro degli obiettivi del Green Deal europeo e della strategia Dal produttore al consumatore".
Slow Food: "sono nuovi OGM"
Slow Food denuncia che in questo modo la Commissione europea apre le porte ai nuovi OGM. Se questi non saranno sottoposti a test di sicurezza, ha detto, "si determinerà un vuoto nella tracciabilità ed etichettatura e questa è una notizia preoccupante per i cittadini europei, che potrebbero ritrovarsi nel piatto i nuovi OGM senza informazioni in etichetta e senza esercitare il proprio diritto a scegliere, e per gli agricoltori e gli allevatori, per i quali garantire nuovi alimenti senza OGM diventerà sempre più difficile e costoso".
Sul tavolo c’è la posizione che aveva assunto la Corte di giustizia della UE nel 2018, quando aveva stabilito di fatto che gli OGM ottenuti attraverso le nuove tecniche genomiche devono rispettare i requisiti di valutazione del rischio, tracciabilità ed etichettatura ai sensi della normativa UE sugli OGM. Ora invece si chiede di aggiornare il quadro giuridico sulle biotecnologie.
Slow Food spiega che i nuovi OGM potrebbero essere dannosi per l’ambiente e la sovranità alimentare dei piccoli agricoltori, nonché portare danni agli ecosistemi e alla biodiversità in assenza di una regolamentazione rigorosa.
Corporate Europe Observatory: "La Commissione si inchina alle lobby biotech"
L’Ong Corporate Europe Observatory ha denunciato l’influenza delle lobby in tutto questo processo. Ha detto Nina Holland, ricercatrice CEO: "La DG SANTE ha chiaramente ascoltato più la lobby biotech che chiunque altro".
"La Commissione europea si inchina alla campagna di lobby dell’industria sui nuovi OGM", dice la Ong. Per la CEO quello fatto è "un chiaro primo passo verso la deregolamentazione di queste tecniche, il che significherebbe l’assenza di controlli di sicurezza per l’ambiente o la salute pubblica e per l’etichettatura di consumo".
Tutto questo, prosegue CEO, "non può essere visto separatamente dalla campagna di lobby decennale da parte dell’industria GM e degli sviluppatori che chiedono la deregolamentazione degli OGM e in particolare delle nuove tecniche".
Dice Nina Holland: "l’industria biotech ha utilizzato ogni strumento dalla sua cassetta degli attrezzi per convincere le istituzioni dell’UE della necessità di deregolamentazione. Ma questo tentativo di deregolamentare nuove tecniche GM rappresenta una minaccia per l’ambiente, la salute pubblica e la scelta dei consumatori e quindi contraddice gli obiettivi del Green Deal europeo".
Assalzoo: "decisione che inciderà positivamente sulla filiera agroalimentare"
Sul fronte opposto c’è la voce di chi apprezza il lavoro della Commissione europea, visto come esempio di chiarezza e distinzione fra OGM e nuove biotecnologie. È il caso in Italia di Assalzoo-Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici.
Dice Lea Pallaroni, Segretaria generale di Assalzoo: "Una decisione di grande importanza, che inciderà positivamente su tutta la filiera agroalimentare che potrà continuare a svilupparsi raggiungendo obiettivi di efficienza e sostenibilità ambientale".
"Le nuove tecniche genomiche - prosegue Pallaroni - rappresentano uno strumento indispensabile per consentire all’agricoltura di elevare il proprio grado di sostenibilità, di aumentare il proprio grado di efficienza per adempiere alle severe sfide del cambiamento climatico e della strategia del Farm to Fork, in linea anche con il Patto con i consumatori lanciato dall’Unione europea da qui ai prossimi anni. Nello specifico, le nuove biotecnologie sostenibili, a differenza degli OGM tradizionali che prevedono il trasferimento di geni tra specie diverse, si basano infatti sulla combinazione di geni intra-specie, con l’obiettivo di velocizzare processi che avverrebbero in natura con tempi lunghissimi. L’obiettivo, per tutta la filiera, è di sviluppare varietà in grado di resistere alle avversità meteoclimatiche, di produrre di più impiegando meno risorse, di resistere a malattie e condizioni climatiche avverse, di tutelare la biodiversità e le varietà tipiche del nostro territorio, assicurando maggiore qualità e minori costi economici".
Fonte: HelpConsumatori
Photo by Giuseppe Mondì
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