Bio: le associazioni scrivono a Draghi

Bio: le associazioni scrivono a Draghi

"Nel PNRR sono necessari interventi per la conversione al biologico, quale asset fondamentale del sistema agroalimentare"

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prodotti, mercati, tecnologie, processi di filiera

08

Aprile
2021

AIAB, AssoBio, Associazione per l’Agricoltura Biodinamica e FederBio, deluse dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che non fa alcun riferimento al biologico, hanno inviato nei giorni scorsi una lettera al presidente Mario Draghi e al Ministro Stefano Patuanelli per chiedere che lo sviluppo del bio costituisca un elemento centrale della transizione ecologica del sistema agricolo e alimentare.
Mentre l’Europa punta fortemente sulla conversione al biologico con il Green Deal e le strategie di attuazione Farm to Fork e Biodiversità, che hanno l’obiettivo di triplicare le superfici agricole coltivate a biologico e ridurre l’uso dei pesticidi e degli antibiotici del 50% entro il 2030, l’Italia, affermano le associazioni, sta perdendo un’opportunità concreta per lo sviluppo di un settore che può contribuire alla ripresa economica del Paese.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non prevede investimenti strategici per favorire la conversione al biologico, settore che vede l’Italia fra i Paesi leader in UE.

Con oltre 80mila imprese certificate e più di due milioni di ettari di superficie agricola coltivata o in conversione al biologico, il 16% della superficie agricola totale, l’Italia è un punto di riferimento non solo per la produzione ma anche per la trasformazione e l’esportazione, con quasi 7 miliardi di euro di fatturato complessivo. Il biologico è un settore che continua a crescere sia come consumi sia come produzione; attrae imprenditoria giovanile, investimenti e genera nuova occupazione.

Nella lettera inviata al premier e a Patuanelli si auspica che nel percorso di stesura definitiva del PNRR possano essere accolte le proposte che le associazioni avevano già avanzato nel corso dell’audizione presso la Commissione agricoltura della Camera, nessuna delle quali è stata inserita nel parere condizionato che è stato espresso. Nello specifico si fa riferimento a:

  • digitalizzazione e innovazione del sistema del biologico per favorire la trasparenza delle filiere e la semplificazione per le imprese del settore
  • interventi diretti a promuovere lo sviluppo dei distretti biologici e delle filiere di made in Italy Bio
  • promozione di ricerca e innovazione per il biologico finalizzata alla transizione ecologica dei sistemi agricoli e alimentari.

Infine, nelle riforme collegate al PNRR relative alla revisione del sistema della fiscalità ambientale per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030, le Associazioni sollecitano l’inserimento del biologico come sistema produttivo con impatto positivo sull’ambiente e sulla salute, anche al fine d’incentivarne i consumi in coerenza con le strategie europee del Green Deal.

L'Audizione alla Commissione Agricoltura sul Piano Strategico Nazionale PAC

Nella recente audizione in Commissione Agricoltura della Camera sugli obiettivi del Piano strategico nazionale nel quadro della nuova politica agricola comune, FederBio ha sottolineato l’importanza della valorizzazione della transizione agroecologica per il rilancio del sistema agroalimentare italiano.

La Federazione ritiene che il Piano debba allinearsi agli obiettivi europei del Green Deal e delle strategie Farm to Fork e Biodiversità. Il rinvio della riforma della PAC al 2023 per la Federazione è legato alla necessità di puntare proprio a questo: adeguare gli obiettivi della proposta di riforma della politica agricola comune alle recenti strategie europee con iniziative che definiscano una chiara direzione verso la transizione agroecologica, di cui il biologico rappresenta l’esperienza concreta più diffusa.

Durante l’audizione FederBio ha proposto, in coerenza con le posizioni della "Coalizione Cambiamo Agricoltura" di cui fa parte insieme alle principali Associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica, che il Piano Strategico Nazionale (PSN) destini una percentuale minima del 30% del budget sia del primo pilastro per i regimi per il clima e l’ambiente (ecoschemi), sia per le misure agro-climatico-ambientali dello sviluppo rurale (II°pilastro).

Altro punto centrale per FederBio, il superamento dei titoli storici che attraverso gli aiuti a superficie, che si rivelano anche estremamente differenti, distribuisce l’80% dei fondi al 20% delle aziende, di fatto come rendita di posizione, quando invece il sostegno dovrebbe essere legato alle esternalità positive dei diversi processi produttivi in termini di tutela ambientale, paesaggio e lavoro.

Per FederBio è fondamentale che il PSN individui l’obiettivo percentuale di crescita del biologico e gli interventi concreti per raggiungerlo, sia in termini di sostegno alla conversione e al mantenimento del bio, sia adottando servizi di supporto e consulenza agricola necessari per sostenere gli agricoltori e promuovendo le attività d’informazione e comunicazione finalizzate all’aumento della domanda di alimenti biologici. Tutto ciò è necessario per rispondere alle Raccomandazioni della Commissione UE per il Piano strategico dell’Italia, pubblicate a dicembre 2020, e agli indirizzi del recente Piano d’azione Europeo per il biologico che prevede espressamente il collegamento con la PAC attraverso i Piani Strategici Nazionali.
Per tali obiettivi è fondamentale garantire premi maggiori ai modelli di agricoltura più sostenibili come il biologico e inserire il mantenimento del bio negli ecoschemi del I° pilastro sostenendo la conversione con le misure dello Sviluppo Rurale.

Ultimo punto la zootecnia che deve orientarsi al superamento del modello intensivo puntando sul biologico e sul benessere animale anche attraverso ecoschemi che favoriscano il pascolo e la zootecnia estensiva.

Credits: AssoBio


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