Il WWF ha pubblicato oggi la tredicesima edizione del Living Planet Report, un'analisi degli ecosistemi che fa rabbrividire. Sulla base dei dati 2020, il WWF chiede ai decisori un'azione urgente perché si inverta la tendenza entro il 2030: arrestare la distruzione degli ecosistemi naturali e rivedere l'intero sistema di produzione e consumo del cibo.
Il Living Planet Report misura la riduzione delle popolazioni globali di mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci: l'analisi 2020 mostra un calo medio di due terzi avvenuto in meno di mezzo secolo, causato in gran parte dalla distruzione degli ecosistemi che sta anche contribuendo all'emergere di malattie zoonotiche come il Covid-19.
Il Living Planet Index (LPI), fornito dalla Zoological Society of London (ZSL), mostra infatti che i fattori ritenuti in grado di aumentare la vulnerabilità del pianeta alle pandemie, come il cambiamento dell'uso del suolo e l'utilizzo e il commercio di fauna selvatica, sono gli stessi che hanno determinato il crollo delle popolazioni di specie di vertebrati tra il 1970 e il 2016 il cui valore medio globale si attesta intorno al 68% di perdita.
"La natura è alla base della nostra salute, del nostro benessere e dei nostri mezzi di sussistenza, eppure la stiamo distruggendo molto più velocemente di quanto sia in grado di ricostituirsi - dichiara la presidente del WWF Italia Donatella Bianchi -. Nel mezzo di una pandemia che colpisce tutto il pianeta è più che mai importante intraprendere in tempi brevissimi un'azione globale coordinata per arrestare e invertire entro la fine del decennio la perdita di biodiversità in tutto il mondo, proteggendo in questo modo la nostra salute. Il Living Planet Report raccoglie l'ennesimo SOS lanciato dalla Natura che, questa volta, i leader mondiali che si riuniranno tra pochi giorni per la 75° sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, non possono ignorare".
Disastro ecologico, costi infiniti
La continua perdita di biodiversità minerà il raggiungimento della maggior parte degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, compresa la riduzione della povertà e la sicurezza alimentare, idrica ed energetica. "Ma la biodiversità - sostiente il WWF in una nota - ha anche un valore economico sbalorditivo, che dovrebbe essere riconosciuto nei sistemi contabili nazionali. Gli impatti economici del declino della natura costeranno al mondo almeno 479 miliardi di dollari all'anno, aggiungendo fino a circa 10 trilioni di dollari entro il 2050, secondo il Global Trade Analysis Project e il rapporto Global Futures del Natural Capital Project".
Il Living Planet Report 2020 presenta una panoramica completa dello stato dei sistemi naturali attraverso l'LPI, che monitora l'abbondanza di fauna selvatica globale, alla quale hanno contributo oltre 125 esperti di tutto il mondo. La causa principale del drammatico declino delle popolazioni di specie terrestri, osservata nell'LPI, sono la perdita e il degrado degli habitat, inclusa la deforestazione, influenzata anche dal modo col quale l'umanità produce cibo.
"Il Living Planet Index è una delle misurazioni più complete della biodiversità globale - ha affermato il dott. Andrew Terry, direttore conservazione della Zoological Society of London -. Un calo medio del 68% negli ultimi 50 anni è catastrofico e una chiara prova del danno che l'attività umana sta arrecando al mondo naturale. Se non cambia nulla, le popolazioni continueranno senza dubbio a diminuire, portando la fauna selvatica all'estinzione e minacciando l'integrità degli ecosistemi da cui tutti dipendiamo. Ma sappiamo anche che agendo sulla attività di conservazione delle specie possiamo allontanarci da questo baratro. Servono impegno, investimenti e competenza per invertire queste tendenze".
Modelli per il futuro
Il LPR 2020 include anche modelli pionieristici che mostrano che senza ulteriori sforzi per contrastare la perdita e il degrado dell'habitat, la biodiversità globale continuerà a diminuire. Questi modelli, contenuti nel documento Piegare la curva della biodiversità terrestre richiede una strategia integrata, scritto dal WWF in collaborazione con oltre 40 ONG e istituzioni accademiche e pubblicato su Nature, chiariscono che stabilizzare e invertire la perdita della natura, provocata dalla distruzione degli habitat naturali da parte degli esseri umani, sarà possibile solo adottando sforzi di conservazione più audaci e ambiziosi e apportando cambiamenti trasformativi al modo in cui produciamo e consumiamo il cibo. Tra i cambiamenti necessari: rendere la produzione e il commercio alimentare più efficienti ed ecologicamente sostenibili, ridurre gli sprechi e favorire diete più sane e rispettose dell'ambiente. La ricerca mostra che l'attuazione dell'insieme di queste misure, piuttosto che isolatamente, consentirà al mondo di alleggerire le pressioni sugli habitat della fauna selvatica, invertendo così i trend di perdita di biodiversità.
La modellizzazione indica anche che se il mondo non inverte la rotta, i tassi di perdita di biodiversità osservati dal 1970 continueranno nei prossimi anni e ciò sarà una catastrofe per l'intera umanità.
L'Assemblea ONU di settembre 2020
Il Living Planet Report 2020 viene lanciato a pochi giorni dalla 75° sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nella quale i leader dovranno esaminare i progressi compiuti sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'agenda 2030, l'Accordo di Parigi sul clima e la Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD). L'UNGA 2020 riunirà i leader mondiali, le imprese e la società civile per sviluppare il quadro d'azione post-2020 per la biodiversità globale e rappresenta quindi un momento fondamentale per gettare le basi per un New Deal così necessario per la natura e le persone. "Il modello Bending the Curve - afferma Marco Lambertini, Direttore Generale del WWF Internazionale - fornisce una prova preziosa per poter sperare nel ripristino della natura capace di fornire alle generazioni attuali e future ciò di cui hanno bisogno: secondo questo modello i leader mondiali devono creare un sistema alimentare più sostenibile e eliminare la deforestazione, una delle principali cause del declino della popolazione della fauna selvatica, dalle catene di approvvigionamento".
La petizione globale
Si può sottoscrivere la petizione del WWF - panda.org/pandemics - e unirsi all'appello rivolto ai leader mondiali perché vengano implementati programmi politici e piani d'azione per un approccio One Health che garantisca tutto lo sforzo possibile per proteggerci da future pandemie.
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