Il 53% degli italiani è contrario a pubblicizzare la carne con soldi pubblici

Il 53% degli italiani è contrario a pubblicizzare la carne con soldi pubblici

In 5 anni la Commissione europea ha speso 143 milioni per finanziarne la promozione

Notizie dal mondo agroalimentare:
prodotti, mercati, tecnologie, processi di filiera

24

Giugno
2022

Oltre la metà dei cittadini europei, italiani inclusi, ritiene che le campagne che promuovono il consumo di carne non dovrebbero essere finanziate con fondi pubblici. È quanto rivela un sondaggio commissionato da Greenpeace Francia e realizzato in otto Paesi europei proprio mentre la Commissione europea sta valutando se continuare a finanziare campagne pubblicitarie per prodotti a base di carne nell'ambito della politica di promozione dei prodotti agricoli.

Solo negli ultimi cinque anni, la Commissione ha speso 143 milioni di euro di fondi europei per promuovere carne e affini. Quasi il 51% degli intervistati ritiene che questo non debba più avvenire.
Nel nostro Paese questa percentuale sale al 53%. In Italia, circa il 48% ritiene inoltre che i supermercati non dovrebbero essere autorizzati a promuovere la "carne a basso costo" o a pubblicizzare forti sconti sui prodotti a base di carne, mentre il 58% pensa che sarebbero opportune delle misure per ridurre il consumo di carne.
Un cittadino italiano su due ritiene inoltre che si debba produrre meno carne, proprio a causa degli impatti ad essa legati.

Per quanto riguarda l'altro grande rischio per l'umanità, ossia i cambiamenti climatici, il 52% degli intervistati riconosce l'impatto negativo sul clima della produzione industriale di carne e latticini, mentre uno su due vede un legame con la deforestazione e la distruzione della natura a livello locale e globale.

"Gli impatti della produzione intensiva di carne sui cambiamenti climatici sono già un motivo più che sufficiente per produrre e mangiare meno carne, ma la crisi legata alla siccità e alla guerra in Ucraina rendono questo obiettivo ancora più urgente. Proprio mentre cresce la preoccupazione per la sicurezza alimentare, soprattutto per le popolazioni più dipendenti dalle esportazioni di cereali - dichiara Federica Ferrario, responsabile campagna agricoltura di Greenpeace Italia - l'Europa continua a usare enormi quantità di terreni irrigui per produrre cereali destinati a diventare mangime per gli animali, sottraendoli al consumo umano. Mangiare meno carne non solo è meglio per la nostra salute, per l'ambiente, per il clima, ma è anche il modo più semplice per assicurare che ci sia cibo per tutti. È grave che l'UE e i governi nazionali continuino a spendere i soldi dei contribuenti per far crescere il consumo di carne, soprattutto in questa fase storica".

Ricordiamo che stando a un calcolo effettuato da Greenpeace, con una riduzione dell'8% degli animali allevati in UE si potrebbero risparmiare cereali sufficienti da compensare il deficit produttivo e distributivo dell'Ucraina.

Photo by Jakub Kapusnak


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