Prezzi e cibo: si spende di più, si compra meno

Prezzi e cibo: si spende di più, si compra meno

Le vendite degli alimentari aumentano del 5,5% in valore ma calano dello 0,8% in volume. Rincarano anche i prodotti "poveri"

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09

Giugno
2022

Le vendite al dettaglio di aprile 2022 sono stabili in valore rispetto al mese precedente e scendono dello 0,4% in volume. Su base annua c’è un aumento dell’8,4% in valore e del 4,4% in volume. Sui dati pesa però l’inflazione, che fa costare di più le quantità acquistate. E dunque si compra di meno in quantità ma quello che si acquista costa più caro. È con questa lente che vanno visti i dati Istat sulle vendite al dettaglio di aprile, soprattutto quelli sul calo degli acquisti di cibo, dato sottolineato non a caso dalle associazioni dei consumatori.

Vendite al dettaglio, aprile 2022

Nel confronto mensile, diminuiscono le vendite dei beni non alimentari (-0,6% in valore e -0,8% in volume) mentre crescono quelle dei beni alimentari (+0,7% in valore e +0,2% in volume). Su base tendenziale, ad aprile 2022, le vendite al dettaglio aumentano dell’8,4% in valore e del 4,4% in volume. Sono in crescita le vendite dei beni non alimentari (+11,2% in valore e +9,3% in volume) mentre quelle dei beni alimentari registrano un aumento in valore (+5,5%) e una diminuzione in volume (-0,8%).

Fra i beni non alimentari, c’è una crescita su base annuale per tutti i prodotti. Gli aumenti maggiori riguardano mobili, articoli tessili, arredamento (+26%), abbigliamento e pellicceria (+20,8%) e calzature, articoli in cuoio e da viaggio (+18,4%), mentre dotazioni per l’informatica, telecomunicazioni e telefonia vede l’aumento minore (+3,4%).
L’andamento delle vendite al dettaglio per tipologia di negozio evidenzia una crescita per tutte le forme di vendita: la grande distribuzione (+7,7%), le imprese operanti su piccole superfici (+10,1%), le vendite al di fuori dei negozi (+4,2%) e il commercio elettronico (+1,9%) che torna a salire dopo il calo dello scorso mese. I discount di alimentari segnano +10,1% su base annua.

Le famiglie comprano meno cibo

I dati sulle vendite al dettaglio colpiscono i consumatori soprattutto per il dato sulla riduzione degli acquisti di cibo. Al netto della crescita dei prezzi al dettaglio, ad aprile il volume delle vendite si riduce dello 0,4% su base mensile, mentre su base annua i beni alimentari segnano un calo dello 0,8%. Spiega Assoutenti: caro bollette e inflazione record costringono le famiglie a tagliare la spesa. "L’andamento negativo delle vendite alimentari - spiega il Presidente Assoutenti Furio Truzzi - è confermato anche sul confronto trimestrale (-1,9% in volume), mentre nei primi 4 mesi dell’anno la riduzione in volume arriva al -2,7%. Inflazione e caro-energia costringono gli italiani a stringere la cinghia e a tagliare la spesa per il cibo, una situazione destinata a peggiorare considerato che l’attuale escalation dei carburanti avrà nuovi effetti negativi sui prezzi, determinando ulteriori rincari per le famiglie. Per tale motivo il 10 giugno i consumatori scendono in piazza in tutta Italia e daranno vita alla Protesta delle pentole vuote per chiedere al Governo di intervenire con urgenza contro il caro-vita".

I rialzi delle vendite sono una illusione ottica

I rialzi sono un’illusione ottica dovuta all’inflazione, commenta l’Unione Nazionale Consumatori. "Dati pessimi" sono quelli sulle vendite Istat. Dice il Presidente dell’associazione Massimiliano Dona: "I pochi rialzi registrati sono solo un’illusione ottica dovuta all’inflazione che ad aprile era pari al 6% su base annua, 6,7% per i soli prodotti alimentari. Non per niente rispetto ad aprile 2021 le vendite alimentari salgono in valore del 5,5%, ma poi scendono dello 0,8% in volume, con un divario di ben 6,3 punti percentuali. Per il resto ricordiamo che ad aprile 2021 molti esercizi, come i centri commerciali, erano ancora chiusi nel weekend".
Per il Codacons i dati sulle vendite al dettaglio "risultano dopati dal caro-prezzi che caratterizza questo 2022 e fa aumentare i valori del commercio, mentre i volumi delle vendite registrano preoccupanti flessioni".
La crescita dei prezzi al dettaglio, spiega l’associazione, porta all’aumento della spesa delle famiglie anche se gli acquisti si riducono. "In sostanza si compra di meno, ma tutto ciò che si acquista cosa molto di più".

Federconsumatori: diminuisce del 16% il consumo di carne e pesce

"Corrono i prezzi dei prodotti alimentari, specialmente quelli più poveri utilizzati per rimpiazzare i più cari carne e pesce", denuncia Federconsumatori, che ha messo a confronto i prezzi dei prodotti alimentari quest’anno rispetto al 2021 e anche rispetto al 200, e in questo caso i rincari sono a tripla cifra. Il caro spesa, denuncia l’associazione, pesa sempre di più sulle famiglie e le costringe a rinunce sempre più numerose.
Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, dice l’associazione, "diminuisce di oltre il 16% il consumo di carne e pesce, visti i forti rincari in entrambi i settori, dovuti da un lato ai maggiori costi sostenuti per l’allevamento, dall’altro al caro gasolio per i pescherecci. Si scelgono, inoltre, verdure e ortaggi più convenienti. Nei banchi dei supermercati la merce vicina alla scadenza, posta in offerta, finisce sempre prima. Anche le spese per la cura della persona e la salute sono fortemente intaccate dalla crisi".
Le famiglie alle prese col caro spesa fanno rinunce, attuano strategie di risparmio, cambiano punto vendita, acquistano prodotti più a basso prezzo.
Federconsumatori mette in evidenza che sono aumentati i prezzi, e di molto, anche dei prodotti meno costosi, quelli che potrebbero rappresentare fonti di pasti di "emergenza" davanti a budget che si restringono.

Il caro spesa sui prodotti alimentari

Eccolo dunque, il caro spesa monitorato dall’associazione.
1 kg di farina costa in media quest’anno 1,29 euro contro i 79 centesimi del 2021 e un aumento del 63% in un solo anno. Il pane è rincarato del 25% passando da 3,36 euro al kg del 2021 ai 4,20 euro/kg di quest’anno.
Costa di più prepararsi un piatto di pasta. 1 kg di spaghetti è aumentato del 77% passando da 1,64 euro del 2021 ai 2,90 euro di quest’anno. 1 kg di pasta integrale è passato da 2,18 a 3,38 euro con un aumento del 55% in un solo anno.
Vanno su i prezzi delle uova. La confezione da 6 uova è rincarata del 21% passando da 2,05 euro del 2021 ai 2,49 euro di quest’anno.
Per 1 litro di latte fresco servono in media 1,89 euro (più 12% rispetto a 1,69 dello scorso anno).
L’olio extravergine di oliva è rincarato del 28% (da 6,15 a 7,90 euro/litro).
Rincara la passata di pomodoro in bottiglia (più 6%) e si alzano i prezzi dei pomodori pachino (più 20%).
Per 1 kg di patate servono 1,68 euro, più 6% sullo scorso anno; costa di più la frutta (dal 5% delle banane al 16% in più delle mele); più 16% per il tonno in scatola.
Carne e pesce rincarano, si diceva. Più 9% per le fettine di vitello e più 14% per il nasello: i prezzi variano da 19,50 ai 21,60 euro al chilo.
E se ci si vuol preparare un minestrone? Il prezzo in media è di 3,89 euro ed è rincarato anche questo del 6%.

Rincarano i prodotti meno onerosi

"Quello che preoccupa maggiormente - spiega allora Federconsumatori - è che a subire forti rincari non sono solo i prodotti più cari, quelli su cui i cittadini tagliano per primi (carne e pesce freschi), ma anche quelli meno onerosi, che spesso costituiscono opzioni di emergenza per far fronte a budget sempre più ristretti. Rientrano in tale categoria pasta, pane, patate, uova, verdura e formaggi. Sono proprio questi i prodotti che troviamo in testa alla classifica dei prodotti che registrano maggiori aumenti: la pasta (+77%), seguita dalla farina (+63%). Segue la pasta integrale, l’olio extravergine, il pane, i prodotti sottolio e i gelati".

Risulta poi improponibile il confronto col 2021 con rincari anche a tripla cifra. Tutto questo, prosegue Federconsumatori, "illustra bene quanto sia stato progressivo e inesorabile l’impoverimento delle famiglie, che oggi si trovano ad affrontare una crisi inedita".

La richiesta si rinnova: il Governo deve intervenire per sostenere il potere di acquisto e i redditi, specialmente delle famiglie meno abbienti, e per contrastare le speculazioni che i Consumatori stanno denunciando, specialmente nel comparto dei carburanti e dell’alimentazione. Proprio per rivendicare questa e altre misure contro il caro vita le associazioni dei consumatori si sono date appuntamento in piazza il 10 giugno, a Roma e nelle principali piazze italiane, con la Protesta delle pentole vuote.

Fonte: helpconsumatori.it
Foto: federconsumatori.it


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