"Non c'è speculazione sulla pasta, Coldiretti confonde i consumatori"

Il Presidente dei pastai respinge le accuse sull’aumento del prezzo della pasta: "Il costo del grano si forma sul mercato globale". Ma Coldiretti tiene il punto

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prodotti, mercati, tecnologie, processi di filiera

20

Aprile
2023

A cura della Redazione F&T

"Il grano ha prezzi troppo fluttuanti e non è l’industria della pasta a determinare il prezzo del grano duro, a farlo è il mercato globale con meccanismi e quotazioni internazionali. Contrariamente a quanto viene spesso detto, il grano estero costa anche più di quello italiano (in media +10%), soprattutto in questo momento storico particolare. Spiace che la Coldiretti continui ad avanzare dei dubbi su presunte speculazioni, con il consueto intento di confondere i nostri consumatori". Riccardo Felicetti, Presidente dei pastai di Unione Italiana Food, respinge al mittente le accuse mosse da Coldiretti nei giorni scorsi sull’aumento del prezzo della pasta a fronte di una diminuzione del costo del grano duro e sulla presunta speculazione da parte dei pastai di ridurre il prezzo del grano italiano per favorire le importazioni di grano estero.

I pastai italiani, ricordano in una nota, "sostengono gli agricoltori del nostro Paese con i contratti di filiera per garantire il giusto prezzo e acquistano tutto il grano duro pastificabile disponibile in Italia, e la pasta che compriamo oggi è fatta col grano acquistato mesi e mesi fa a prezzi più alti. Inoltre, quando parliamo di pasta, un alimento monoingrediente, è vero che il grano duro e la semola impattano in modo rilevante sul costo finale, ma dobbiamo tenere presente anche altre voci di costo come l’energia, gli imballaggi primari e secondari e la logistica, tutti ambiti in cui i rincari sono ancora evidenti ed elevati".

Coldiretti: nell'UE troppo grano dall'Ucraina che doveva arrivare in Africa e Asia

Le importazioni in Italia di grano proveniente dall’Ucraina sono praticamente triplicate nell’ultimo anno per un quantitativo pari a 358 milioni di chili in aumento del 193% rispetto anno precedente: è quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati ISTAT relativi al 2022 in riferimento alla discussione in atto sulla necessità di erogare sostegni agli agricoltori europei che hanno dubito ingenti perdite per il crollo delle quotazioni, a causa del quale Polonia, Ungheria e Slovacchia hanno deciso di fermarne l’import nonostante le osservazioni della Commissione Europea.
"Sul mercato europeo sono in atto evidenti distorsioni commerciali nel settore dei cereali favorite dall’afflusso di grano ucraino che avrebbe dovuto essere invece destinato soprattutto a fronteggiare il pericolo carestia del Nord Africa e dell’Asia. La realtà - precisa la Coldiretti - è però diversa e sono in atto speculazioni al ribasso che in Italia hanno portato al crollo delle quotazioni del grano nazionale del 30% nell’ultimo anno, su valori che sono scesi ad appena 28 centesimi al chilo".

Lo studio condotto da Unearthed e Lighthouse Reports parla di profitti di 1,9 miliardi di dollari realizzati dai 10 più grandi hedge funds del mondo attraverso manovre speculative sui prezzi nel commercio di cereali e semi di soia.

L’azione di questi fondi, spiega la Coldiretti, ha creato prima una bolla speculativa facendo rialzare i prezzi dei prodotti agricoli, rendendoli inaccessibili alle popolazioni più povere del mondo e poi, anche a seguito dei rallentamenti del trasporto via mare, ha inondato via treno l’Unione Europea di prodotti di bassa qualità e basso costo che ha fatto partire anche in Italia una spirale al ribasso che ha portato al crollo delle quotazioni del grano nazionale.
Solo il 55% dei prodotti agricoli che hanno lasciato l’Ucraina dopo l’accordo hanno raggiunto i Paesi in via di sviluppo, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati del Centro Studi Divulga sui prodotti agricoli partiti da agosto 2022 a febbraio 2023 dai porti di Chornomorsk (36,4% del totale), Yuzhny (35,8%) e Odessa (27,8%).
La Cina con ben 5,2 milioni di tonnellate di prodotti agricoli tra grano, mais e olio di girasole, pari al 21,5% sul totale, è il Paese che ha beneficiato di più dell’accordo. La Spagna con 4,1 milioni di tonnellate di prodotti e la Turchia con 2,7 milioni di tonnellate di prodotti salgono sul podio, e l’Italia con 1,76 milioni di tonnellate si colloca al quarto posto.

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