Nel mese di luglio, o più verosimilmente entro la fine di settembre, arriverà la prima tranche dei finanziamenti al PNRR: il 13% del pre-finanziamento, questa è la percentuale decisa dalla Commissione, ammonta a circa 25 miliardi di euro che dovranno essere impiegati per progetti, opere e riforme messe nero su bianco dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con tanto di cronoprogramma e risultati attesi da rispettare. Come sempre accade in Italia quando dei danari sono in arrivo, industriali, associazioni, operatori dei più dispartati settori reclamano la loro parte di "bottino".
CIA Agricoltori Italiani rende noto uno studio che dimostra quanto il settore della logistica in Italia sia inadeguato a supportare la produzione agricola nazionale e, più nello specifico, il settore dell'ortofrutta che, con un quarto della produzione agricola nazionale, vale 15 miliardi di euro,.
Ortofrutta, mercato in grande sviluppo
Secondo CIA, le potenzialità di sviluppo e rilancio sui mercati interni ed esteri sono enormi, perché da un lato l’ortofrutta sconta ancora un gap infrastrutturale con criticità nella logistica e nelle fasi di stoccaggio e distribuzione, e dall’altro soffre una crescente pressione competitiva globale con un progressivo peggioramento nel rapporto concorrenziale con altri Paesi produttori.
Questi due minus sono da capovolgere con "strategie di sistema - afferma CIA in una nota - per sfruttare al meglio anche il cambiamento impresso dal Covid alle abitudini di consumo, con la metà delle famiglie che acquista frutta e ortaggi perché necessari a una dieta varia ed equilibrata (27%) e perché salutari (23%). Controllando sempre la stagionalità (63%), evitando gli sprechi (59%) e preferendo i prodotti freschi ai confezionati e surgelati (59%) dall’inizio della pandemia". I dati sono emersi durante il recente webinar Il valore nell’ortofrutta, dalla filiera al sistema organizzato da CIA per sostenere l’Anno Internazionale della Frutta e della Verdura 2021 promosso dalla FAO.
L'inadeguatezza di logistica e infrastrutture
Per ridare slancio al comparto, CIA chiede di agire sulle infrastrutture. Secondo i dati dell’Osservatorio Focus Ortofrutta di Nomisma presentati al webinar, infatti, il Logistic Performance Index della World Bank assegna all’Italia solo il 19° posto, contro il 1° della Germania e il 9° del Regno Unito. Basti pensare al costo per chilometro dell’autotrasporto, su cui viaggia il 90% dell’ortofrutta, pari a 0,43 euro in Italia, quasi il doppio rispetto ai competitor tedeschi (0,30 euro) e spagnoli (0,28 euro). "L’Italia ha un grande divario infrastrutturale - ha detto il presidente nazionale di CIA, Dino Scanavino - che, attraverso gli 800 milioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dedicati allo sviluppo della logistica nel settore agroalimentare, dovremo affrontare e superare: riduzione della spesa e dell’impatto ambientale del sistema dei trasporti, digitalizzazione dei servizi, miglioramento delle capacità di stoccaggio, dell’accessibilità ai servizi hub e della capacità logistica dei mercati all’ingrosso". L'obiettivo, secondo CIA, è rinnovare la catena di distribuzione e ampliare le tradizionali relazioni di filiera, per costruire un patto di sistema che dia una più giusta ripartizione del valore: oggi su 100 euro spesi dal consumatore, solo 6/8 euro restano in tasca all’agricoltore. CIA riconosce anche la impellente necessità di "raggiungere maggiori standard di sostenibilità, eliminare le inefficienze, promuovere investimenti e innovazioni in scala, sviluppare progetti di promozione unitaria".
E l'export?
Altrettanto fondamentale, per CIA, è riguadagnare competitività sul fronte export. Sebbene nel pieno della pandemia le esportazioni di ortofrutta fresca dall’Italia siano cresciute più della media del quinquennio precedente (+3,8% nel 2020 sul 2019 contro il +2,5% medio annuo tra il 2014 e il 2019), come dimostrano i dati dell’Osservatorio Nomisma, il posizionamento dell’Italia a livello globale sta perdendo quota. Nei Top 10 Exporter di ortofrutta fresca nel mondo, siamo solo noni in classifica, con 5 miliardi di fatturato sui mercati stranieri e una crescita del 32% in dieci anni. Nello stesso lasso di tempo, Paesi esportatori come USA, Spagna e Cina hanno raggiunto un giro d’affari annuo tra i 14 e i 17 miliardi nel 2020, con un incremento del +100% rispetto al 2010. I competitor corrono più veloci, soprattutto la Spagna: in un decennio, infatti, la differenza nell’export ortofrutticolo tra Italia e Spagna è triplicata a +228%. Colpa anche del time to export dell’Italia che è il doppio di quello spagnolo (19 giorni contro 10) e quasi il triplo di quello olandese e Usa (rispettivamente 7 e 6 giorni).
"Il settore ortofrutticolo nazionale si trova quindi in uno scenario complicato dove, accanto alle pressioni competitive di mercato, i produttori soffrono sempre più spesso gli effetti devastanti delle avversità climatiche - ha evidenziato Scanavino -. Il mercato interno non è in grado di garantire da solo una tenuta della produzione ortofrutticola, anche perché è sempre più esposto alla concorrenza estera. Per questo - ha continuato il presidente CIA - non sono più rinviabili gli interventi necessari a recuperare i gap di competitività con i competitor, né quelli finalizzati a rendere più efficiente la filiera a livello nazionale. Interventi che riguardano sia il Sistema Paese che le singole imprese, sfruttando tutte le opportunità offerte dal Recovery Plan, dalla PAC (innovazione digitale, nuove tecnologie, gestione del rischio) e anche da nuove relazioni commerciali nell’area del Mediterraneo, in particolare con i Paesi del Nord Africa".
Domanda: ma il Sistema Paese e, nello specifico, il settore agroalimentare, sarà in grado di accedere ai fondi a breve disponibili e, soprattutto, utilizzarli al meglio per rigenerare una filiera che ancora combatte, perdendola, la battaglia contro lo sfruttamento e lo schiavismo nei campi?
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