"La proposta di Piano italiano per la ripresa e resilienza, all'esame del Parlamento, risulta debole proprio nel primo pilastro di Next Generation EU, la transizione verde, e non allineato con le indicazioni europee". Lo afferma in un comunicato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) è il programma di investimenti che l'Italia deve presentare alla Commissione europea nell'ambito del Next Generation EU, lo strumento di investimenti da 672,5 miliardi di euro tra prestiti e sovvenzioni nato per rispondere alla crisi pandemica provocata dal Covid-19. Ronchi ricorda come l'accesso alle ingenti risorse comunitarie non sia automatico, ma subordinato al rispetto di condizioni, fissate dalla Commissione UE il 22 gennaio scorso.
Tutti gli Stati membri devono presentare i loro progetti di piani di ripresa e resilienza tenendo conto:
- dei quattro principi guida della strategia annuale per la crescita sostenibile 2021 (sostenibilità ambientale, produttività, equità e stabilità macroeconomica);
- delle raccomandazioni specifiche per Paese degli ultimi anni;
- dei sette obiettivi principali: utilizzare più energia pulita, rinnovare, ricaricare e rifornire, collegare, modernizzare, espandere, riqualificare e migliorare le competenze.
Il termine per la presentazione dei Piani è il 30 aprile 2021. L'Italia, se rispetterà le indicazioni della Commissione, avrà accesso a 209 miliardi di euro fra prestiti e sovvenzioni a fondo perduto. Il 13 gennaio 2020, poco prima dello scoppiare della crisi di governo, il Consiglio dei Ministri ha approvato la proposta di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che sarà inviata alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica al fine di acquisirne le valutazioni. Le risorse complessivamente allocate nelle sei missioni del PNRR sono pari a circa 223 miliardi di euro.
Edo Ronchi fa un elenco di quelle che ritiene le debolezze del Piano rispetto alle indicazioni europee. "L'analisi degli impatti, climatici e ambientali, in questa proposta di Piano non c'è. Non sono indicate né le riforme, né la quantificazione degli investimenti necessari per l'azione climatica: dalle voci presenti si deduce che si è lontani dal 37% indicato dall'UE (circa 77,7 miliardi); non viene esplicitato quali riforme siano necessarie e quali misure vadano finanziate per raggiungere il nuovo e impegnativo target di riduzione del 55% delle emissioni al 2030, né quali effetti di riduzione dei gas serra producano le riforme e gli investimenti previsti dal Piano".
Ronchi inoltre osserva che "la portata della transizione all'economia circolare è sottovalutata tanto nelle riforme, che negli investimenti; la biodiversità non è esplicitamente citata; sono scarse le risorse previste per rendere più ecologiche le aree urbane e per la mobilità urbana sostenibile".
"Dei circa 67 miliardi di Next Generation EU destinati dalla proposta di Piano italiano alla transizione verde - dichiara Ronchi - oltre 30 miliardi sono impiegati per sostituire finanziamenti già stanziati per progetti già in essere.
Condividi su: