Il divieto di produrre e vendere carne coltivata in Italia è legge

Il divieto di produrre e vendere carne coltivata in Italia è legge

La Camera approva il DDL Lollobrigida: 159 sì, 53 no e 34 astenuti. Per attuarla, il Governo deve ripresentare la notifica alla Commissione europea e ottenere il via libera

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17

Novembre
2023

A cura della Redazione F&T

Il Parlamento dà l'ok definitivo con il "sì" dell'Aula della Camera al divieto di produrre e vendere in Italia la carne coltivata. Il nostro è il primo Paese in Europa a introdurre questa proibizione. L'Assemblea di Montecitorio ha approvato con 159 sì, 53 no e 34 astenuti il DDL presentato dal Ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida che proibisce la produzione e vendita di alimenti e mangimi prodotti a partire da colture cellulari e sancisce il divieto della denominazione di carne per prodotti alimentari plant based.
Il DDL è denominato Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati nonché di divieto della denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali.
La legge prevede sanzioni da un minimo di euro 10.000 fino ad un massimo di euro 60.000 o del 10% del fatturato totale annuo realizzato nell’ultimo esercizio chiuso, fino ad un massimo di 150.000 euro.
Il testo è stato votato dalla maggioranza. Il Pd si è astenuto, mentre il M5S, Alleanza Verdi e Sinistra, +Europa hanno votato contro il provvedimento.

Le "mani" di Coldiretti sul DDL

Mentre era in corso la votazione, leggiamo su Repubblica che accade questo: "Delinquenti! Delinquenti!”. Il Presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, attraversa via del Corso e si dirige verso la piccola pattuglia di +Europa che sta posando col proprio cartello pro carne coltivata davanti a palazzo Chigi. +Europa ha presentato una pregiudiziale di costituzionalità: "Ddl anti-scientifico, anti-europeo e anti-italiano".
Prandini punta Benedetto Della Vedova, "il delinquente", e tenta di mettergli le mani addosso. Il Deputato arretra, strabuzza gli occhi sorpreso, i poliziotti intervengono, gran trambusto, come dimostrano i video girati subito dall’entourage dell’esponente di +Europa.
Riporta ancora Repubblica: "Prandini dovrebbe dimettersi! È un teppista!", commenta Riccardo Magi, testimone dei fatti. "Sono dei fascisti", commentano altri che hanno visto la scena. Della Vedova continua: "Arriva come un ossesso il Presidente di Coldiretti Prandini, corre verso di me, delinquente delinquente, ci sono i video, si capirà, c'erano gli agenti della Digos, cerca di aggredirmi. Fortunatamente gli agenti della Digos lo allontanano e arriva la polizia. Che il Presidente di Coldiretti si senta legittimato a attraversare la strada per aggredire fisicamente un parlamentare per le parole che ha pronunciato nell'aula di Montecitorio trovo che sia di una gravità assoluta".
Ricordiamo che Coldiretti è il propugnatore più convinto e agguerrito del DDL Lollobrigida.
In questo caso constatiamo che alle scarpe grosse del contadino, non sempre corrisponde un cervello fino.

L'orgoglio di Lollobrigida e l'attesa del "sì" dall'UE

"Notificheremo la legge all'Europa come avvenuto in tante altre circostanze. Auspichiamo che l'esempio italiano venga seguito a livello europeo, con lo stesso modello con il quale si scelse di evitare gli OGM nel continente". Ha affermato Lollobrigida.

Per il DDL contro la carne coltivata inizia ora l'iter di approvazione da parte della Commissione europea con l'invio della notifica TRIS già ritirata dal nostro Governo un mese fa. La procedura ha l'obiettivo di prevenire la creazione di barriere nel mercato interno dell’UE. Toccherà quindi alla Commissione dare l'ok o il diniego all'entrata in vigore della nuova legge.

Ancora Lollobrigida: "Se si arrivasse a una standardizzazione del cibo, l'elemento della qualità passerebbe in secondo piano e non avrebbe più ragion d'essere. Sostenere che la sicurezza alimentare si possa garantire attraverso questo meccanismo, significa dire che non si vogliono dare alimenti di qualità a tutti. Non ci arrendiamo all'idea che ci sia un mondo nel quale una élite possa continuare a mangiar bene e miliardi di persone siano costrette a nutrirsi con prodotti alla stregua di un carburante per sopravvivere (sic!). Una società divisa in due non appartiene alla nostra cultura e la respingiamo fermamente".

I contrari al DDL

Sono diversi i pareri negativi sulla nuova legislazione che boccia la carne coltivata.
Essere Animali, ad esempio, esprime preoccupazione per una decisione che frena ingiustamente un settore, quello delle proteine alternative, che ha un doppio vantaggio: da un lato, non contribuisce all’allevamento intensivo di animali, e dall’altro, gioca un ruolo importante nel ridurre le emissioni di gas climalteranti generate dal settore alimentare.

Nel caso della carne coltivata nello specifico, questa misura avrà il grave effetto negativo di rendere impossibile lo sviluppo di aziende italiane in un settore potenzialmente in grande crescita. Inoltre spingerà alla fuga ricercatori e ricercatrici italiani interessati a lavorare in questo settore. Infine, limiterà la libera competizione nel mercato e la libera scelta di cittadine e cittadini di mangiare ciò che desiderano. Un sondaggio condotto tra i consumatori italiani rivelerebbe che il 55% è interessato all’acquisto di carne coltivata, mentre il 75% crede che sia necessario ridurre il consumo di carne convenzionale.
Per quanto riguarda invece l’impatto sull’ambiente, studi peer-reviewed dimostrano che la carne a base cellulare potrebbe ridurre, in confronto alla carne bovina convenzionale, le emissioni fino al 92%. Potrebbe inoltre tagliare fino al 94% l’inquinamento atmosferico associato alla produzione di carne e fino al 90% l’utilizzo di terreni.

Nel caso delle limitazioni all’etichettatura dei prodotti a base vegetale, che non potranno evocare nomenclature legate agli alimenti di origine animale, questo provvedimento danneggerebbe le aziende italiane che producono alimenti consumati regolarmente da un italiano su due. Le ricerche di settore dimostrano che l'Italia è il terzo mercato europeo per i prodotti a base vegetale e il giro d'affari sfiora i 500 milioni di euro.

"Questa legge dice agli italiani cosa possono o non possono mangiare, soffoca l’innovazione e quasi sicuramente viola il diritto comunitario. È davvero scoraggiante che l’Italia venga esclusa da una nuova industria che crea posti di lavoro e che venga impedito di vendere alimenti più rispettosi del clima. Un tempo pioniera per innovazioni che hanno cambiato il mondo, come la radio, i microchip, le batterie, le automobili e la moda, i politici italiani scelgono ora di far tornare indietro l’Italia mentre il resto del mondo va avanti" ha commentato l’Alleanza Italiana per le Proteine Complementari, che riunisce imprese di settore, ricercatori e associazioni no profit.

Francesca Gallelli, consulente per gli affari pubblici del Good Food Institute Europe, ha dichiarato: "Il dibattito sulla carne coltivata in Italia è stato alimentato da una campagna di disinformazione e da un attivo ostruzionismo, in quanto le audizioni parlamentari hanno intenzionalmente escluso le aziende e i sostenitori della carne coltivata. Il Governo ha ribadito la sua intenzione a sottoporre nuovamente il provvedimento all’esame dell’Unione Europea, attraverso la procedura TRIS. Auspichiamo che l’invio della nuova notifica avvenga al più presto, per mettere in luce le criticità che la legge presenta per il mercato unico".

La scelta dell’Italia va contro corrente rispetto a quella di altri Paesi europei.
Ricorda il
Good Food Institute Europe che nel 2022 i Paesi Bassi hanno annunciato 60 milioni di euro di finanziamenti pubblici per la ricerca e lo sviluppo della carne coltivata e della fermentazione di precisione.
Nel Regno Unito, il Governo ha stanziato 12 milioni di sterline per le proteine sostenibili, tra cui la carne coltivata, mentre il Governo danese ha di recente presentato un piano nazionale per sostenere l'industria nazionale dei prodotti vegetali.
Il Governo spagnolo ha investito 5,2 milioni di euro in un progetto che studia il potenziale della carne coltivata nel prevenire le malattie legate all’alimentazione. In Catalogna, il Governo federale ha investito 7 milioni di euro in un centro di ricerca che aiuterà le aziende a implementare la produzione di carne a base vegetale.

Foto:
politicheagricole.it

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