Glifosato, presenza nelle acque della Lombardia

Glifosato, presenza nelle acque della Lombardia

Legambiente: i livelli riscontrati sono anche mille volte oltre i limiti

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24

Maggio
2023

A cura della Redazione F&T

L’utilizzo sempre più massiccio di prodotti chimici in agricoltura pone serie preoccupazioni per la salute umana, per la tossicità diretta che queste sostanze comportano e soprattutto, per gli effetti che riguardando l’intera catena alimentare. Il glifosato, una molecola di basso costo ed elevata efficacia e solubilità in acqua, rappresenta il prodotto fitosanitario più utilizzato. Quasi un milione di tonnellate di questo principio attivo viene distribuito su centinaia di milioni di ettari coltivati, in tutto il mondo.

In Italia costituisce il pesticida di maggior impiego, tanto da rappresentare il 52% di tutti gli erbicidi utilizzati. Nel periodico report di ISPRA sulla presenza di pesticidi nelle acque, il glifosato e il suo metabolita (AMPA) costituiscono di gran lunga le sostanze più frequentemente rintracciate nelle acque superficiali, con oltre metà di tutti i campioni che supera i limiti di legge per uno o entrambi i parametri.

Uno studio condotto dall'Università di Milano e da IRSA/CNR sul territorio lombardo ha messo in luce una situazione prevista, come ha commentato Stefano Bocchi, docente di agronomia dell’Università di Milano: "I dati hanno fornito le evidenze attese, facendo registrare valori di inquinamento da glifosato e da AMPA molto elevati e preoccupanti anche in quanto si tratta delle stesse acque che vengono impiegate per l’irrigazione dei campi".

Fonte: primapavia.it

Lo studio dell’Università di Milano e di IRSA/CNR

Lo studio, supportato da fondazione Cariplo, ha analizzato la presenza del pesticida nelle acque lombarde e i potenziali effetti salute sulla biodiversità delle comunità naturali legate alle acque.

Un dossier con i primi risultati è stato presentato il 23 maggio 2023 a Milano in collaborazione con Legambiente Lombardia, unitamente all'Atlante sui Pesticidi elaborato, nella sua edizione italiana, dalla Coalizione Cambiamo Agricoltura.

"Il nostro studio intende indagare il reticolo idrico secondario lombardo, ovvero la maglia fine di canali, rogge e fontanili che innerva la pianura lombarda e che non viene considerato dalle analisi di routine, che prelevano campioni da fiumi e corpi idrici principali. Il reticolo irriguo, specie nei primi mesi della primavera, riceve acque che drenano campi che hanno subito trattamenti di diserbo prima delle semine. Le piogge primaverili e le prime irrigazioni a scorrimento possono così trasportare grandi quantità di principio attivo, determinando possibili picchi di concentrazione nella rete scolante" ha dichiarato Stefano Bocchi.

"Un esempio emblematico dei problemi che questo inquinamento genera - commenta Fabrizio Stefani, ricercatore di IRSA CNR - è stato riscontrato nelle acque in entrata in alcune aziende risicole della provincia di Pavia che, pur disponendo della certificazione biologica, avevano dovuto rinunciare a commercializzare il loro prodotto a causa dei livelli anomali di residui di pesticidi riscontrati nella cariosside, la cui origine era da ricondurre nelle acque impiegate per l'irrigazione. Le analisi delle acque del reticolo idrico secondario e terziario sono state estese a un territorio comprendente gran parte della pianura irrigua, dalla provincia di Novara a quella di Cremona passando per Pavia, Milano, Lodi, e Bergamo."

"Nel corso di questa campagna sono stati riscontrati valori eccedenti il limite imposto, che è pari a 0,1 microgrammo/L, fino a livelli di alcune centinaia di microgrammi/L, con superamento del valore soglia di migliaia di volte: si tratta di valori che determinano inevitabilmente effetti tossici sulle comunità viventi nei corpi idrici, come abbiamo potuto verificare con prove effettuate sia su piante acquatiche che sulla microfauna planctonica", conclude Stefani.

Foto: Erich Westendarp da Pixabay
Fonte: primapavia.it - www.agenzianova.com


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