Filiera del pane:

Filiera del pane: "La farina non mancherà ma non si sa a quale prezzo"

Importiamo il 65% del grano tenero. Nel 2022 il calo produttivo è stato del 15%. Per Italmopa è necessario puntare sull'agricoltura di precisione

Notizie dal mondo agroalimentare:
prodotti, mercati, tecnologie, processi di filiera

26

Gennaio
2023

A cura della Redazione F&T

"La farina non mancherà, il punto è che non sappiamo quanto costerà nel prossimo futuro": è questo il messaggio lanciato da Italmopa, l'associazione dell'industria molitoria, al Sigep, in un convegno dal titolo La filiera del pane: parlano i protagonisti organizzato dal Gruppo Lievito da zuccheri di Assitol per fare il punto, con i rappresentanti della filiera bakery, sulla crisi economica.

"Non essendo autosufficienti, importiamo il 65% del grano tenero", ha spiegato l'imprenditore Giorgio Agugiaro rappresentante di Italmopa, ricordando che nel 2022 si è registrato un ulteriore calo produttivo del 15%. Da qui la necessità di investire sull'agricoltura di precisione, anche per contrastare siccità e cambiamento climatico.
Insieme alla burocrazia, secondo l'imprenditore, la logistica è l'altro punto dolente, "avendo il fiume Po dove si concentra tanta parte dell'attività molitoria, non si riesce a sfruttare questa idrovia per il trasporto delle merci; per non parlare dei treni, alla base della logistica del grano tenero".

La crisi ha colpito in modo differente le imprese del mondo del pane, compreso quello dei lieviti, che ogni anno movimenta 60mila tonnellate di prodotto. "Il nostro settore - ha sottolineato Pietro Grechi rappresentante del Gruppo Lievito - ha sofferto soprattutto il caro energia e l'approvvigionamento delle materie prime. Il lievito si moltiplica grazie a sostanze come l'azoto e il fosforo, il cui reperimento è quasi impossibile. Non ci interessa il solito piagnisteo ma far capire quanto è duro lavorare senza programmazione, navigando a vista alla ricerca di soluzioni"

Quanto, infine ai panificatori, per Matteo Cunsolo, Presidente di Assopanificatori Milano è tempo di rivedere l'approccio al mercato. "Il mondo è cambiato - ha ricordato - compriamo ovunque e da chiunque; è vero che oggi si mangia meno pane rispetto agli anni '80, ma i consumi dei prodotti da forno sono aumentati. L'offerta deve essere più varia e articolata".
In questo quadro, la Grande Distribuzione non è da considerarsi un nemico. "Loro fanno il loro lavoro, siamo noi panificatori che dobbiamo interpretare al meglio i desideri di chi si avvicina al pane". E qui sta il vero vantaggio competitivo, secondo Cunsolo. “Siamo artigiani, chiamiamo i nostri clienti per nome, un’arma che altri operatori non hanno e che dobbiamo imparare a sfruttare". Insomma, più che di crisi del pane, quello che sembrerebbe non funzionare più è il vecchio modo di concepire la panificazione.

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