L'Italia continua a guadagnare terreno nel digitale: ce lo racconta l'edizione 2022 del DESI, l'indice UE di digitalizzazione dell'economia e della società, per il quale il nostro Paese si colloca al 18° posto fra i 27 Stati membri, dal 20° dell'edizione precedente. Due anni fa era 25°.
Le carenze
Nonostante questo avanzamento, anche sulla connettività, "la trasformazione digitale in Italia sconta ancora varie carenze cui è necessario porre rimedio", evidenzia Bruxelles, indicando che "oltre la metà dei cittadini italiani non dispone di competenze digitali di base" e "la percentuale degli specialisti digitali nella forza lavoro è inferiore alla media dell'UE".
I progressi e le prospettive
Nella sua analisi, la Commissione europea sottolinea che "l'Italia sta guadagnando terreno e, se si considerano i progressi del suo punteggio DESI negli ultimi cinque anni, sta avanzando a ritmi molto sostenuti".
Puntando anche sul buon uso dei fondi del PNRR, il nostro Paese "potrebbe migliorare ulteriormente le proprie prestazioni", un'evoluzione "cruciale per consentire all'intera UE di conseguire gli obiettivi del decennio digitale per il 2030".
Per avanzare, osserva tuttavia l'Esecutivo comunitario, "è assolutamente necessario un deciso cambio di passo nella preparazione dell'Italia in materia di competenze digitali" e specialisti delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione.
In fatto di connettività, "si sono registrati progressi nella diffusione della banda larga e nella realizzazione della rete, ma rimangono alcune carenze nella copertura delle reti ad altissima capacità, compresa la fibra, che è ancora molto indietro rispetto alla media UE, nonché rispetto all'obiettivo del decennio digitale di una copertura universale entro il 2030".
Luci e ombre nell'offerta di servizi pubblici digitali, in crescita ma ancora lontani dall'obiettivo di disponibilità del 100%, e nella digitalizzazione delle imprese: il 60% delle PMI ha raggiunto almeno un livello base di intensità digitale e i servizi cloud sono in aumento, ma la diffusione di big data e intelligenza artificiale "è ancora alquanto limitata".
Foto: mise.gov.it
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