A cura della Redazione F&T
CIA-Agricoltori Italiani, in occasione della sua IX Conferenza Economica tenutasi al Palazzo dei Congressi di Roma, ha chiesto di rimettere le "Agricolture al centro" del Paese, con un progetto di rilancio che poggia su quattro assi:
- rapporti di filiera e di mercato
- servizi infrastrutture e aree rurali
- clima energia e ambiente
- Europa.
Un insieme di richieste e proposte indirizzate alle istituzioni, per costruire un futuro in cui il settore torni a essere "realmente primario". Eccole nel dettaglio.
Rapporti di filiera e di mercato
ll sistema agroalimentare italiano vale 550 miliardi e rappresenta stabilmente il 15% del PIL. Eppure, ricorda ICA, all’agricoltura resta ancora la fetta più piccola: su 100 euro spesi dal consumatore, infatti, al produttore restano in tasca solo 6 euro netti, sui prodotti freschi, che scendono addirittura a 2 euro sui trasformati. Colpa, a parere della confederazione, degli atavici squilibri di filiera, della catena troppo lunga, della scarsa concentrazione dell’offerta agricola che riduce la forza negoziale, della crisi dei prezzi. Per questo, secondo CIA non è più rinviabile una legge ad hoc per redistribuire il reddito e assicurare alla fase agricola una quota adeguata di valore aggiunto lungo la filiera, partendo dai costi medi di produzione quale limite minimo. Da associare a politiche orientate all’aggregazione e a strumenti per una maggiore trasparenza nella composizione dei prezzi, a partire dal ruolo di CUN e Borsa Merci.
Quanto all’obiettivo della Sovranità alimentare, per CIA si raggiunge con più relazioni di sistema, ovvero incentivando forme di contrattualizzazione condivise tra tutti gli attori, dalle OP ai contratti di filiera all’interprofessione, e puntando sulla qualità agricola nazionale e sulle specialità territoriali. Che vuol dire sviluppare intese allargate, dai campi alla ristorazione, per valorizzare DOP e IGP; promuovere un’operazione di sensibilizzazione istituzionale che punti sui marchi del cibo made in Italy e sulla Dieta Mediterranea; incentivare la vendita diretta nelle aziende agricole, anche dal punto di vista turistico.
A questo fine, CIA ritiene prioritario avviare una campagna di comunicazione pubblica per un patto agricoltori-cittadini, nonché introdurre l’ora di educazione alimentare negli istituti scolastici.
Servizi, infrastrutture, aree rurali
Le aree interne sono il 59% della superficie nazionale ed equivalgono a circa la metà dei comuni (3.834), ma oggi ospitano solo 13 milioni di persone (il 18% della popolazione contro il 26% della media UE), con un progressivo invecchiamento e abbandono, frutto del deficit ormai cronico di servizi e infrastrutture. Una situazione, afferma CIA, che va affrontata con urgenza, visto il ruolo strategico delle aree interne per la tenuta del territorio anche contro il rischio idrogeologico, e per la tutela attiva di paesaggio e biodiversità, puntando sull’agricoltura multifunzionale quale motore di sviluppo economico e occupazionale.
Per sostenere e rendere attrattive le aree rurali, secondo CIA serve innanzitutto un piano straordinario di recupero, riorganizzazione e rinnovamento dei servizi alle imprese e alle persone, da quelli amministrativi a quelli sociosanitari, così come predisporre definitivamente la messa in sicurezza, il ripristino e l’ammodernamento delle infrastrutture viarie e digitali.
In più, CIA chiede una legge quadro sull’agricoltura familiare e, soprattutto, un piano di welfare differenziato e di insediamento abitativo nelle aree interne, con incentivi per facilitare permanenza e ritorno dei giovani, che includa: misure di defiscalizzazione, interventi di decontribuzione e sburocratizzazione, politiche di credito agevolato e di accesso alla terra, aiuti per gli investimenti di donne e under 40.
Infine, è necessario valorizzare il ruolo dell’agriturismo, non solo come centro di servizi per il viaggiatore, ma anche nella sua dimensione sociale, dagli agriasili alle fattorie didattiche e sociali, con l’offerta di servizi culturali, educativi, assistenziali, formativi e lavorativi.
Energia e ambiente
Oggi l’agricoltura si trova da una parte a far fronte all’emergenza climatica, con siccità ed eventi estremi raddoppiati: nel 2022 (+55%) e danni da oltre 7 miliardi l’anno. Dall’altra parte, sta affrontando una crisi energetica senza precedenti, mentre lavora per essere sempre più sostenibile, come chiede la UE con il Green Deal.
Secondo CIA il settore necessita di politiche innovative, forti e di lungo periodo, per restare al passo. Ecco perché occorre favorire la ricerca per lo sviluppo di piante più green e resistenti a cambiamenti climatici e malattie, avviando urgentemente la sperimentazione in pieno campo delle NBT (New breeding techniques).
Occorre fare immediatamente un piano infrastrutturale di piccoli laghetti e invasi, smart sotto il profilo tecnologico e amministrativo, da affiancare al collaudo dei progetti grandi invasi finanziati con il PNRR e ad azioni per il riutilizzo a uso agricolo delle acque reflue depurate.
CIA torna anche a chiedere una legge nazionale contro il consumo di suolo, tanto più che le aree perse dal 2012 a oggi avrebbero garantito la fornitura di oltre 4 milioni di quintali di prodotti agricoli, l’infiltrazione di 360 milioni di metri cubi di pioggia e lo stoccaggio di carbonio per oltre 3 milioni di tonnellate.
Quanto allo sviluppo delle agroenergie, per CIA la sovranità sui terreni spetta all’agricoltore ed è tempo di riconoscere, anche economicamente, il suo ruolo. In particolare, bisogna semplificare le procedure per l’accesso alle misure del PNRR su fotovoltaico e agrovoltaico, garantendo un maggior coinvolgimento degli agricoltori nelle scelte; incentivare il mercato dei crediti di carbonio per mezzo di meccanismi e pratiche legate al carbon farming; valorizzare la materia prima agricola locale nella filiera foresta-legno; introdurre elementi di semplificazione e flessibilità nel quadro normativo di gestione degli scarti agricoli per la produzione di biometano.
L'Europa
Tanti i temi caldi sul tavolo europeo, oggetto di posizioni e proposte da parte di CIA. In primis il dossier UE sulla riduzione dei prodotti fitosanitari, su cui l’organizzazione chiede di avviare una valutazione d’impatto oggettiva e orientata a riequilibrare le esigenze produttive agricole con gli obiettivi di sostenibilità ambientale, specie in relazione ai rischi sull’approvvigionamento alimentare.
Quanto all’etichettatura fronte-pacco, CIA ribadisce il suo "no" totale al Nutriscore. Altro "no" netto alla criminalizzazione del vino, con il precedente delle health warning irlandesi, a cui rispondere con azioni di sensibilizzazione e promozione al consumo corretto e responsabile. Ultimo "no" convinto di CIA al cibo sintetico, che mette in pericolo produzioni agrozootecniche di eccellenza e identificative di territori e tradizioni per produzioni artificiali.
Sulla proposta di revisione della direttiva sulle emissioni inquinanti, per CIA è necessario "contrastare soluzioni che mettano sullo stesso piano gli allevamenti agli impianti industriali, partendo dal bilancio energetico-ambientale delle aziende zootecniche".
Sulla nuova PAC, così come sulle strategie Farm to Fork e Biodiversity, serve più semplificazione con regole e strumenti attualizzati al nuovo contesto, modificato dagli effetti della guerra.
Infine, CIA chiede il rispetto della reciprocità delle regole europee negli scambi commerciali, il rilancio del partenariato euro-mediterraneo e lo stop a forme di finanziarizzazione legate alle materie prime agricole.
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