Alleanza Parma-Milano: Cibus diventerà annuale, Tuttofood cadrà a ottobre

Alleanza Parma-Milano: Cibus diventerà annuale, Tuttofood cadrà a ottobre

A Fiera Milano il 18,5% di Fiere di Parma. Governance blindata. Si va verso il benestare dei soci pubblici

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01

Marzo
2023

A cura della Redazione F&T

L'alleanza tra Fiera Milano e Fiere di Parma sembra essere ormai alla stretta finale. Il 6 marzo 2023 il Consiglio Comunale di Parma dovrebbe approvare senza difficoltà la governance della società. Il 7 marzo toccherà all'Assemblea dell’ente fieristico parmigiano, controllata da Crédit Agricole Italia, col 34,42%, da Comune e Provincia di Parma, ciascuno con il 19,58%, dalla Camera di commercio locale, col 12%, dall'Unione parmense degli industriali con l’8,44% e dalla Regione Emilia-Romagna con il 5,08%, che una volta dato il via libera passerà la palla al CDA di Fiera Milano, convocato a seguire.
L'alleanza strategica e finanziaria con Milano ha l'obiettivo di armonizzare e valorizzare congiuntamente Cibus Parma e Tuttofood Milano. E poi la previsione di ricavi in crescita e il consolidamento del polo fieristico. Questi i punti al centro del piano industriale e finanziario di Fiere di Parma presentato in Regione Emilia-Romagna davanti alla Commissione Politiche Economiche.

A illustrare le prossime tappe, gli obiettivi e i numeri del progetto dei due enti fieristici, è stato infatti l’AD di Fiere di Parma, Antonio Cellie, in una audizione in Commissione regionale. "Cibus ha dovuto competere dal 2013 in poi con Tuttofood. Nonostante la capacità nostra di tenere il punto grazie alla posizione di Parma equidistante dai principali distretti alimentari del Paese - ha detto il manager - per noi era diventato fondamentale far passare sotto la nostra ala la manifestazione di maggio che si tiene negli anni dispari". Cibus infatti cade negli anni pari e la concorrente milanese negli anni dispari ma con la nascita di Cibus Connect, la fiera in formato ridotto di Parma organizzata negli anni dispari, la competizione si era acuita.

Dalla guerra alla pace con un'operazione di sistema

Di qui la ragionevole necessità di lavorare a "un’operazione di sistema" come l’ha definita Cellie che permettesse di creare una fiera competitiva a livello internazionale con i giganti come SIAL in Francia, e Anuga a Colonia.
Un piano in base al quale la fiera ducale coordinerà le due principali kermesse agroalimentari che si svolgono in Italia, Cibus e Tuttofood, appunto, e Fiera Milano diventerà azionista di Fiere di Parma con una quota di minoranza qualificata entrando nel patto fra soci privati.

"Alla base dell'operazione - hanno riferito i vertici di Fiere di Parma in Commissione - c'è un chiaro disegno industriale che specializza due manifestazioni nell'interesse di Parma, e quindi del sistema fieristico regionale, ma anche del Paese, perché ambisce, grazie all'azione combinata con Tuttofood, a portare in Italia ad esporre le aziende estere che attualmente prediligono altre piazze in Europa e nel mondo, e quindi diventare sempre più attrattivi per i grandi buyer internazionali".

Milano in cambio del conferimento di Tuttofood a Fiere di Parma chiede "una partecipazione di minoranza qualificata - ha spiegato l’AD - che si attesta a un valore vicino al 18,5% perchè Tuttofood vale il 18,5% rispetto al totale Fiere di Parma". L’operazione prevede un aumento di capitale riservato all’ente milanese che esprimerà un consigliere nel CDA delle Fiere di Parma.

L’operazione, se andasse in porto, consentirebbe di "toglierci un concorrente quale è Tuttofood e fare sotto la regia italiana una grande fiera globale che non avremmo potuto fare a Parma" per ragioni di spazio ha spiegato ancora Cellie, assicurando che "Cibus è a Parma e resta a Parma e una volta liberato lo slot di maggio degli anni dispari, potrebbe diventare annuale, magari non ogni anno in grande formato, ma con solo espositori nazionali e qualche ospite internazionale".

La fiera di Milano invece resterebbe una "biennale in anni pari con espositori internazionali a ottobre e non più a maggio".

Le previsioni? Grandi numeri. La governance? Blindata

Passando ai numeri, il progetto illustrato prevede di portare a Fiere di Parma "200mila visitatori in più all’anno, 10 milioni di ricavi annui in più e 40 milioni di indotto annuo extra per il territorio".
Per l’ente fieristico, inoltre, nello scenario più prudente già nel 2023 l’operazione porterebbe i ricavi da 36 milioni a 50 milioni con un balzo oltre 56 milioni nel 2026, che "nel biennio sono pari a oltre 100 milioni avendo eliminato uno scenario competitivo".
L’Ebitda, invece, "anche nello scenario peggiore raddoppierebbe rispetto a quello dell’ultimo biennio con ovvi vantaggi industriali per gli azionisti".

Altro nodo al centro del faticoso percorso che porterà all’alleanza è stata la governance.
Nello statuto che verrà approvato, sono state poste "Tre condizioni - ha spiegato l’Assessore allo Sviluppo Economico della Regione Emilia Romagna, Vincenzo Colla - nessuno può spostare la sede di Parma, nessuno può modificare lo statuto in assemblea straordinaria se non ha l’85% delle azioni, e poi vogliamo investimenti rispetto ai flussi di cassa così che la fiera di Parma possa continuare a crescere".
In questa operazione è stato anche definito "un patto di sindacato. Per la prima volta - conclude l’Assessore allo Sviluppo Economico -  gli azionisti pubblici dentro le partecipate, enti locali ma anche la Camera di commercio non possono vendere le proprie quote sul mercato".

Fonte: askanews.it; ANSA

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